Il linguaggio può fare la differenza: il neutro per essere gender fair
In ambito aziendale promuovere l’inclusività può essere particolarmente spinoso: gli errori sono sempre lì, dietro l’angolo, complici quei stereotipi da cui spesso ci sentiamo immuni e che invece vivono inconsciamente dentro di noi.
Il linguaggio in questo può esserci d’aiuto, perché ci offre un ventaglio infinito di possibilità, tutte utili e importanti per perseguire il nostro obiettivo: scardinare i pregiudizi e promuovere l’inclusione e il rispetto delle differenze. Come? Continua la lettura per saperne di più!
Partiamo da una certezza: “la diversità culturale è necessaria per l’umanità, così come la biodiversità lo è per la natura”.
Questo è quanto afferma l’Art. 1 della Dichiarazione Universale Unesco sulla diversità culturale, ma ad oggi qual è il sentiment reale rispetto all’argomento?
Stando alle ultime indagini, siamo ancora ben distanti dal raggiungere il tanto agognato “punto di equilibrio” tra le parti: ci vorranno ancora probabilmente cinquant’anni per colmare il gap di genere in Europa e ce ne vorranno forse molti di più per sradicare pregiudizi etnici, religiosi e di natura sessuale.
La potenza del linguaggio
Il gender gap è un dato oggettivo e la sua risoluzione passa anche attraverso la scelta di un linguaggio consono, rispettoso di tutte le diversità.
La scelta di ricorrere a una comunicazione neutra potrebbe apparire ipocrita o politicamente corretta, in realtà invece dovrebbe essere fatta propria e promossa sempre, soprattutto all’interno dei luoghi di lavoro dove entriamo in contatto con storie, percorsi, sensibilità, differenti dalle nostre.
L’inglese parte sicuramente con un vantaggio enorme rispetto alla lingua italiana in quanto la sua struttura ben si presta alla “gender neutrality”. Basti pensare ad esempio al pronome “they” che viene usato al singolare in tutte quelle situazioni nelle quali non è possibile ricorrere a pronomi singolari maschili o femminili e oggi questo pronome è divenuto la soluzione maggiormente adottata dalle persone non binarie per riferirsi a sé stesse.
La scelta di un linguaggio neutro e inclusivo aiuta anche nelle relazioni esterne in quanto comunica l’idea di un’azienda innovativa e aperta alla diversità: sceglierla però per il proprio tornaconto personale può portare all’effetto “boomerang”, quindi usala, ma solo se senti di condividerne i valori!
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Redazione HR