Quiet quitting: definizione e storia di un fenomeno ormai virale
Un nuovo fenomeno ha preso piede e sarà difficile arginarlo: stiamo parlando del quiet quitting, ovvero “abbandono silenzioso”, un concetto probabilmente non inedito ma che in era post-pandemica sta animando fortemente il dibattito sul mercato del lavoro.
Impegnarsi quel minimo che basta per salvaguardare il posto di lavoro, non assumersi responsabilità rispetto a mansioni che non sono indicate nel contratto, rifiutarsi di fare straordinari: queste sono solo alcune delle strategie messe in atto da tantissimi professionisti che intendono riappropriarsi del proprio tempo e che non sono più disposti a vivere per lavorare.
Se negli Stati Uniti il dibattito è estremamente sentito da buona percentuale della popolazione, lo stesso non si può dire in Italia: in un sondaggio svolto da Yougov nel mese di agosto su un campione di 1000 impiegati, il 56% degli intervistati non aveva mai sentito parlare di questo fenomeno e anche il restante 44% ha dimostrato che ci sono ancora zone d’ombra e opinioni discordanti circa il significato dell’espressione. Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Come mai è sempre più diffuso? Scopriamolo insieme!
Le cause che portano a questo fenomeno
Il quiet quitting si pone in contrasto rispetto alla hustle culture, cioè quella filosofia di matrice statunitense secondo la quale le persone dovrebbero dedicare tutta la vita al proprio lavoro.
Secondo molti esperti proprio questa cultura causa il cosiddetto burnout, ovvero l’esaurimento nervoso dei lavoratori.
Tra i risvolti positivi della pandemia c’è proprio l’attenzione per la salute mentale: questo concetto non era mai stato così sentito come in questo momento storico e tantissimi professionisti stanno rivoluzionando la propria vita professionale proprio per cercare di raggiungere un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il denaro smette di essere pertanto la priorità assoluta: dedicarsi ai propri affetti, sviluppare le proprie passioni, preservare il fisico e la mente, sono ormai gli obiettivi di tanti professionisti che hanno abbracciato questa filosofia.
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Redazione Business School