Alma Laboris Business School - Digital Reputation, può fare la differenza: il 44% dei recruiter scarta chi non la cura

Digital Reputation, può fare la differenza: il 44% dei recruiter scarta chi non la cura

Digital Reputation, può fare la differenza: il 44% dei recruiter scarta chi non la cura

L’ultimo rapporto di Work Trends Study svela quanto sia importante avere una buona reputazione sui social network per essere assunti

 

L’epoca digital, si sa, ha cambiato il mondo del lavoro. Non tanto, però, dal punto di vista delle tecnologie utilizzate negli ambienti lavorativi. La vera innovazione, in questo caso, è alla base del complesso panorama nel quale siamo immersi ora. È il settore delle risorse umane, infatti, ad essere stato prepotentemente investito dal cambiamento in atto. Tanto che strumenti come i social network hanno acquisito negli anni un’importanza che prima non era neanche immaginabile.

L’ultima ricerca di Work Trends Study, un progetto di Adecco, società leader nel settore HR, ha indagato sulla rilevanza della digital reputation. Lo studio riesce ad analizzare il fenomeno sia dal punto di vista del lavoratore, e dunque dell’importanza di curare la propria reputazione social, sia da quello del recruiter stesso, che considera questo aspetto del profilo professionale del candidato in maniera sempre più preminente.

L’indagine, condotta intervistando 1466 candidati e 259 recruiter in tutta Italia, promuove i social network come luogo virtuale dove costruire la propria reputazione e promuovere sé stessi. Esprimere la propria personalità, cercando di far emergere le proprie qualità, sono prospettive reali di un mezzo considerato molto efficace.

A supporto di ciò il fatto che il tempo che i candidati connessi è in costante aumento, e che dunque fare recruiting online comporta meno spese di tempo e risorse. Nonostante la percezione di questo fenomeno non sia ancora così forte, emerge come Linkedin resti la favorita tra le piattaforme più utilizzate per cercare un impiego, con Facebook e Instagram in grande crescita, nonostante non si tratti di social propriamente pensati per lo scopo.

E, se il 55% dei candidati ritiene, in realtà, che l’immagine che emerge dai social non sia rappresentativa della propria personalità, esiste un 72% di selezionatori per cui i profili dei candidati siano un fedele specchio di come essi siano realmente. Il 44% di essi, appunto, ha addirittura scartato un candidato dopo averne verificato la presenza social, e la qualità di quest’ultima. Nonostante un curriculum di tutto rispetto.

 

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