"Stralci del diario di un'HR ai tempi del Coronavirus"
Scrivere un diario è una delle tante opportunità che possiamo cogliere in questo periodo di lockdown, Condivido con voi uno stralcio del mio, perché a volte basta poco per sentirsi collegati anche se lontani, contagiosi (ma di positività) anche se "costretti" dietro la scrivania di casa propria…
…In questi giorni sto tenendo la finestra aperta mentre lavoro. C’è un buon clima e il sole finalmente riscalda. Mi mette di buonumore questo avanzare della bella stagione. Mi fa presagire che presto ne usciremo da tutto questo! Il cielo cristallino, le persone che iniziano a pranzare sui balconi, i panni che cominciano ad asciugarsi in uno, massimo due giorni…mi piace tutto questo. Sa di speranza, mi colora le giornate…
…E poi…entrano i rumori, se tieni aperte le finestre…E in questo tempo ognuno di noi ha modo di farci molta più attenzione, non solo perché abbiamo più spazio temporale per farlo, ma anche perché forse lo cerchiamo di più…il contatto con l’altro, intendo...Non potendo avere quello fisico, cerchiamo di stabilire quanti più modi alternativi possibili di connessione.
…Mentre lavoro al computer, mi entrano in casa i dialoghi dei vicini, le loro telefonate di lavoro, le loro riunioni da remoto, i rumori delle loro faccende domestiche. All’inizio, devo essere sincera, tutto questo mi ha procurato fastidio; come sempre presa dalle mie cose, ogni distrazione è un ostacolo alla mia concentrazione (come siamo bravi a rivendicare i nostri diritti, a chiuderci a riccio nelle nostre questioni!). Ma poi ho pensato che quell’iniziale fastidio potesse trasformarsi in opportunità di sentirmi meno sola in questa “reclusione”, di entrare maggiormente in connessione con l’altro, anche senza dirci nulla ma semplicemente ascoltando e facendo entrare un po’ della sua vita nella mia (e viceversa).
I miei vicini del piano di sotto hanno due bambini piccoli e penso che anche per loro questo periodo possa essere un’opportunità… di conoscere da vicinissimo il lavoro dei loro genitori, “costretti” in smart working a lavorare da casa. Stamattina la loro mamma ha partecipato a delle video conference e forse per avere una maggiore connessione (o per non sovrapporsi con il marito) si è sistemata sul terrazzo e ha interloquito con i suoi colleghi mentre i bambini le giocavano accanto. L’ho trovato bellissimo. Di solito tendiamo a raccontare molto poco del nostro lavoro quando rientriamo nelle nostre case. Vogliamo staccare. E soprattutto quando abbiamo dei figli piccoli, la nostra attenzione al rientro si concentra tutta sulle loro necessità. Poi pensiamo che sono piccoli e che vuoi che capiscano o che gli importi del nostro lavoro… Mi piace, invece, questo puzzle, questo incastro. Perché in fondo noi siamo anche ciò che facciamo, il nostro lavoro ci rappresenta ed è parte della nostra quotidianità. È importante renderne partecipi – quando si può ovviamente – e coinvolgere le persone che amiamo.
…E così anche permettere ai colleghi di entrare con naturalezza nel nostro ménage familiare. Quanto siamo impostati di solito quando facciamo una riunione di lavoro, un colloquio, una presentazione! Invece ora questo periodo ci obbliga ad esserlo molto meno, perché non c’è separazione tra spazio di lavoro e casa e chi lavora con noi deve essere disponibile ad accettare anche i rumori di sottofondo durante una telefonata, un bambino che chiede della mamma o del papà durante una Skype, uno sfondo non molto professionale come una cucina, un terrazzo, un salotto… Trovo che tutto questo restituisca verità alla persona, troppo spesso inquadrata a lavoro in un personaggio che non è il suo ma che lo aiuta a risultare più autorevole, professionale, accettato. Essere sempre a mille, mostrare il proprio engagement, non fare trasparire le nostre fragilità…quante volte ce lo siamo sentiti dire, anche dalla crème dei trainer, dei coach… E invece ora giù le maschere! La trovo una grande opportunità di restituirci serenità, di capire che noi stessi valiamo anche quando siamo in tuta, anche se ci facciamo vedere alle prese con i nostri figli, se condividiamo anche un po’ le nostre paure. D’altronde c’era un Tale che diceva che la verità ci renderà liberi!
Dott.ssa Marilù Anaclerio
(Docente del Master Gestione, Sviluppo ed Amministrazione delle Risorse Umane)
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Dott.ssa Marilù Anaclerio