Maternità e lavoro: Mamme in equilibrio
Ogni mamma vive quotidianamente una sfida: adattare la propria identità materna alla realtà e ai ritmi lavorativi. È un compito spesso difficile che accompagna molte donne, l'impegno emotivo e quello lavorativo sono due aspetti fondamentali ma spesso in sovrapposizione fra loro. Promuovere e praticare su larga scala strategie per favorire il reinserimento lavorativo delle neomamme è non solo una possibilità ma è quanto mai necessario per arginare il fenomeno delle lavoratrici che si dimettono dopo la nascita di un figlio.
Essere madre è un’esperienza ricca di cambiamenti, significati e anche conflitti, un evento che rimanda al passato e proietta verso il futuro e che rappresenta un momento di evoluzione e di passaggio.
Ogni mamma vive quotidianamente una sfida: adattare la propria identità materna alla realtà e ai ritmi lavorativi. È un compito spesso difficile che accompagna molte donne, l’impegno emotivo e quello lavorativo sono due aspetti fondamentali ma spesso in sovrapposizione fra loro.
Promuovere e praticare su larga scala strategie per favorire il reinserimento lavorativo delle neomamme è non solo una possibilità ma è quanto mai necessario per arginare il fenomeno delle lavoratrici che si dimettono dopo la nascita di un figlio. Obiettivo fondamentale deve essere quello di favorire lo sviluppo in azienda di una nuova cultura della maternità non scissa dal contesto lavorativo al fine di incrementare la soddisfazione e la qualità del lavoro per le donne nel periodo di rientro dall’astensione per maternità.
Facilitare il ritorno della mamma in azienda, fornendo un appoggio in un momento personale delicato, accogliendo e valorizzando le potenzialità creative della persona e riconsolidando il rapporto con l’azienda.
In Italia la realtà non è proprio questa. Le donne quasi ovunque sono costrette a scegliere tra lavoro e figli e alla fine scelgono la famiglia.
A confermarlo sono i dati forniti dall'Ispettorato nazionale del lavoro che fanno relativamente stupore, secondo cui le dimissioni volontarie delle donne dopo aver avuto un figlio, in pratica l’autolicenziamento, magari a volta persino sostenuto o comunque non ostacolato dal datore di lavoro, sono in crescita: 29.879 madri hanno lasciato il lavoro l’anno scorso, ma solo 5.261 lo hanno fatto per passaggio ad altra azienda, mentre 24.618 per la difficoltà di conciliare la cura del bambino e il lavoro stesso. Una lavoratrice su quattro lascia il lavoro quando aspetta un figlio, dopo la maternità continuano a lavorare solo 43 donne su cento.
A seguito della maternità il reddito delle donne si abbassa anche fino al 35% rispetto agli uomini. Le discriminazioni di genere, a perdere è sempre la donna, sono anche altre. Sono legate alla carriera, ai premi, agli incentivi, ai dinieghi di aspettative, di part-time all’interno di un mercato del lavoro innegabilmente complicato.
Investire sul futuro significa garantire che i genitori, e in particolare le madri, siano sostenuti da adeguate politiche che favoriscono la genitorialità e la conciliazione tra vita privata e professionale, a partire da forme di lavoro flessibile, congedi parentali e di paternità e una adeguata copertura dei servizi educativi per l'infanzia.
Dott.ssa Roberta Apperti
(Docente del Master Gestione, Sviluppo ed Amministrazione delle Risorse Umane)
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Dott.ssa Roberta Apperti