Early adopter nel pharma: chi sono, quali opportunità e sfide per loro
"I leader sono visionari con un senso poco sviluppato della paura e nessun concetto di probabilità a loro sfavore".
Robert Jarvik
In un mondo incerto, che cambia alla velocità di Big, e dove le emozioni predominanti sono spesso negative generando resistenza ai cambiamenti, diventa necessario scegliere se essere un early adopter[1] del cambiamento oppure contrastarlo fino a che non sarà impossibile non subirlo.
Chi sono gli early adopters?
"Someone who is one of the first people to start using a new product, especially a new piece of technology"[2].
Gli early adopter sono persone che hanno mindset dinamico[3] e sono dotate di soft skills come curiosità, apertura mentale, mettersi in gioco, coraggio, capacità di gestione dei rischi...
Chi ha un mindset dinamico crede che il successo sia la conseguenza del proprio impegno, cambiamento e adattabilità alle situazioni anche per trarne sempre il meglio. Avere un mindset dinamico in un momento di cambiamento come quello in atto è molto utile anche per gestire le emozioni in gioco e per avere la capacità di cogliere il futuro prima che arrivi: essere quindi un early adopter del cambiamento.
Inoltre, gli early adopter sono persone che non hanno paura di rischiare, di mettersi in gioco, di uscire fuori dagli schemi e di provare le novità che vengono proposte. Questo rende tali persone capaci di vedere lontano e di cogliere le opportunità prima che il mercato si saturi.
Quale è il vantaggio di essere early adopter di questo cambiamento?
Nei prossimi anni assisteremo anche ad un cambio profondo organizzativo delle aziende, in termini di ruoli aziendali, della loro modalità di svolgimento e relazione/interazione con gli stakeholders.
Tale cambiamento porterà all'estinzione di alcuni ruoli, per la creazione di altri, ed essere un early adopter assieme alla capacità di visione permette di vedere opportunità dove gli altri vedono problemi.
E come esempio di early adopter, che ha avuto una visione, che non ha avuto paura di rischiare e ha fiutato un'opportunità dove non vi erano ancora dei problemi vi presento: Teresa Minero.
È fondatrice, AD e Presidente di LifeBee – Digitalizing Life Sciences, società di consulenza e digitalizzazione dedicata al Life Science, nonché membro dell’International Board of Directors e dello Steering Committee Pharma 4.0™ di ISPE (International Society for Pharmaceutical Engineering). ISPE è la più grande associazione globale not-for-profit che raggruppa i professionisti del Life Science.
Ci racconti della sua iniziativa imprenditoriale che sta per compiere 18 anni: LifeBee.
Ho un background in Computer Science e dopo aver ricoperto dapprima ruoli tecnici (ho cominciato a lavorare programmando in assembler stampanti e controlli numerici) e poi manageriali con alcune primarie aziende internazionali di consulenza e digitalizzazione, fondare la mia azienda nel 2004, è stata una progressione naturale.
LifeBee nasce quindi nel 2004 (subito dopo i miei due figli nati nel 2001 e nel 2003) a Milano, dalla volontà di creare un’azienda di consulenza per il mondo regolato Life Science. Nuova ed un po’ diversa, questa era l’ambizione.
La dedizione a questo settore è stata fortemente voluta, pensata, e deriva certamente dalla esperienza dei fondatori, già colleghi nella precedente azienda. Io allora ero il Business Unit Manager per il Pharma: Elvis un giovane Project Manager e Raffella e Marco, due giovanissimi Ingegneri. Per me, per noi, lavorare nel settore delle Scienza della Vita non era e non è solo un lavoro, aveva ed ha una importante valenza etica.
Oggi la chiameremmo “sense of purpose”. Siamo profondamente consapevoli che in fondo alla catena logistica del Life Science – e quindi anche alle nostre attività di Consulenza - c’è un paziente, non un consumatore che può scegliere, c’è una persona che si aspetta un farmaco o uno strumento medicale di qualità, efficace, sicuro, disponibile quando serve, a costi adeguati e con effetti collaterali e rischi controllati.
Nel 2004, nell’ecosistema dei Servizi di Consulenza per il Life Science, mi sembrava mancasse qualcosa, per certo in quello italiano, ma non solo. A noi era evidente il valore di unire davvero la System Integration, quella che oggi chiamiamo Digitalizzazione a quella di pura Consulting, cioè di miglioramento verso l’eccellenza dei processi (Operational Excellence) e, trattandosi poi di una industria regolata, con la garanzia di una Compliance non più “reattiva” come eravamo abituati allora, ma proattiva.
Il tutto con interventi NON a silos separati, ma con un’azione contemporanea su tutti e 3 gli ambiti: Innovazione Digitale, Eccellenza dei Processi, Compliance - per migliorarli tutti insieme con interventi di Consulenza e Digitalizzazione coordinati e se possibile in una unica “soluzione” anche dal punto di vista della analisi, della progettazione e delle tempistiche. Oggi in due parole la chiamiamo Digital Trasformation.
La conferma di aver pensato a qualcosa di veramente un po’ nuovo, è arrivata dal primo cliente: importante azienda farmaceutica multinazionale. Ricordo ancora bene la risposta: “Bello: LifeBee è proprio la società che mancava.” “LifeBee: the company that was missing” è stato a lungo uno dei nostri pay-off più amati. E … pochi giorni dopo abbiamo ricevuto il nostro ordine n.1.
Eravamo in quattro, uniti dalla passione e dalla voglia di fare bene e sono felice di raccontare che ce l’abbiamo fatta. Oggi siamo più di 50 professionisti, abbiamo realizzato oltre 700 progetti di successo in tantissimi ambiti del Life Science in Italia, ma anche all’estero. Siamo partiti dalle nostre aree di maggior competenza come Produzione, Assicurazione Qualità, Logistica, Laboratori e poi a seguire, ma poco dopo, Farmacovigilanza e Regolatorio.
Volevamo fare bene stando bene insieme e abbiamo fatto nostre le parole di un grande filosofo, Bertrand Russell: “Tutto quel che sapete fare bene, contribuisce alla vostra felicità”. Questo è il nostro “mantra” ancora oggi e così ci piace lavorare: fare bene, cercando di fare sempre meglio, in un ambiente piacevole tra di noi, con i nostri Business Partner e i nostri Clienti.
Un logo e un nome un po’ particolari…
La scelta del nome è stata molto dibattuta, come potete immaginare. Ed è stata anche divertente.
Dopo aver fatto tanti business plan, dopo esserci sentiti dire da amici e colleghi che era una follia creare una nuova azienda di Consulenza per il Pharma nel 2004, e aver deciso di farlo comunque, chiamo Elvis e gli dico: ma … come la chiamiamo questa nuova società? E lui: “Mah … Pharma IT Consulting”. Ho capito che non sarebbe stato mai il nostro Marketing Manager. Volevo qualcosa di “diverso” che si facesse notare nel panorama delle società di Consulenza e che trasferisse da subito una impronta di settore.
Tutto è partito dal simbolo. Serviva qualcosa di dinamico che al tempo stesso comunicasse i nostri valori. Dopo tanto pensare è venuta fuori l'ape: vive in un contesto sociale regolato - come il Life Science -, è operosa, produce cose buone, vive solo in contesti “puliti” e grazie al suo incessante lavoro permette alla vita di continuare. E poi … se ci pensate bene, noi Consulenti siamo proprio come le api: facilitiamo una continua trasmissione di esperienze e di competenze - il nostro polline - tra i diversi progetti - i nostri fiori - permettendo di generare del continuo valore aggiunto - i nostri frutti -. L'ape rappresenta quindi l'essenza di LifeBee e l'approccio dei nostri Consulenti. Quali le sue attività in ISPE e da cosa derivano?
Il mio percorso verso il lavoro nel settore farmaceutico è iniziato nel 1993, dopo aver lavorato per molti anni in progetti di automazione e digitalizzazione per impianti automobilistici e alimentari in Italia e in Europa. Un giorno il mio capo di allora mi chiamò e mi disse: "Abbiamo deciso di fornire servizi di consulenza e digitalizzazione per il settore Pharma, non dovrebbe essere così diverso dal Food, dove hai maturato un’ottima esperienza. Il tuo obiettivo è far partire questa nuova iniziativa".
Mi sono subito resa conto che c'erano differenze sostanziali tra Pharma e Food (!), che sarebbe stata una sfida enorme, ma allo stesso tempo una grande opportunità per l'azienda e per la mia professione. Avevo molto da imparare e all’epoca non c'erano motori di ricerca su Internet disponibili: trovare le giuste conoscenze era fondamentale e, allo stesso tempo, un compito molto difficile.
Fortunatamente, una nuova associazione era appena stata fondata a Milano, chiamata "ISPE Affiliata Italiana". Ho trovato una nuova “casa” professionale - esperti, colleghi, clienti, mentori, amici, anche concorrenti - e ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa.
E da allora l'incredibile base di conoscenza e la rete ISPE è stata essenziale per la mia vita lavorativa nel Pharma. Dal 2014 ho deciso di diventare “volontario” attivo – un po’ di quel “give back” caro agli anglosassoni - ricoprendo ruoli direttivi a livello italiano e poi internazionale.
Quando ho l'opportunità di parlare con giovani – universitari, neolaureati, studenti di master e giovani professionisti o emerging leader come li chiamiamo noi in ISPE oggi - condivido volentieri questa mia esperienza e le mie personali “leasson learned”.
Primo: portarsi dietro sempre una gran sete di conoscenza, studiare e accettare sempre il cambiamento - ancora di più – promuovere il cambiamento.
Secondo: non si può sapere tutto, ma nella rete ISPE troverai sempre qualcuno che sa qualcosa che non sai ed è disposto a condividere. Proprio qui sta il grande valore di una associazione come ISPE.
E tu vuoi allenarti a diventare un early adopter?
Lorenza Moscarella, Consulente e formatore Affari regolatori, Career coach,
Docente del Master in Management e Marketing dell’Industria Farmaceutica
[1] Everett M. Rogers “Diffusion of Innovations”
[2] https://dictionary.cambridge.org/dictionary/english/early-adopter
[3] Carol Dweck: " Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo"
by
Lorenza Moscarella