Rapporto medico-paziente, l’interazione tra i due può causare un effetto placebo
La rivista scientifica Nature Human Behaviour svela come medicinali utilizzati per diminuire la sensazione di dolore agiscono meglio se esistono, in colui il quale viene sottoposto al trattamento, aspettative in merito al suo successo
Il rapporto tra medico e paziente influenza la buona riuscita di trattamenti che prevedono la somministrazione di farmaci. Tanto che, in alcuni casi, questi possono esercitare un effetto placebo. Come? Alle volte, grazie a uno sguardo, o a un’espressione che valga più di mille parole. In linea generale, per merito dell’interazione sociale tra le due parti.
Lo ha raccontato uno studio effettuato dalla rivista Nature Human Behaviour, magazine scientifico dedicato ad approfondimenti sul settore. Nell’articolo, si legge della correlazione tra l’atteggiamento del medico e l’efficacia della somministrazione di un farmaco. Nello specifico, a essere indagati sono gli effetti che un medicinale per l’alleviamento del dolore possa provocare sul paziente in presenza, o meno, di una certa interazione sociale con il proprio medico.
Lo scopo di uno studio condotto dal Darmouth College è quello di dimostrare come, in presenza di un buon rapporto tra i due, alcune componenti per nulla trascurabili in un trattamento, come l’atteggiamento del medico, e in particolar modo la sua espressione facciale e la sua gestualità, possano indirizzare il tutto verso una buona riuscita. Addirittura assolvendo lo scopo tramite la somministrazione di un placebo.
L’esperimento ha coinvolto 48 studenti: ad alcuni è stato chiesto di interpretare il paziente, ad altri il medico. I pazienti sarebbero stati sottoposti a uno stimolo termico doloroso, una temperatura superiore ai 40°C, e un medico avrebbe somministrare loro la cura per alleviare la sensazione di dolore.
Le pomate da applicare erano due. Mentre il paziente non era a conoscenza del fatto che fossero prodotti ‘diversi’, al medico fu detto che in un caso si trattava di un vero e proprio farmaco; nell’altro, appunto, di un placebo. L’inganno per il medico era dato dal fatto che la pomata ‘farmaco’ era associata con uno stimolo più debole, una temperatura più bassa rispetto al placebo ‘dichiarato’.
Un duplice tranello, dunque, con i medici che mostravano segni di sofferenza quando somministravano il placebo ‘dichiarato’, rispetto a quando invece adoperavano quello che credevano fosse il farmaco vero e proprio. I risultati hanno appunto confermato che, quando il medico aveva espressioni facciali, gestualità, tono di voce più rilassato, l’effetto placebo riusciva correttamente.
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Redazione Business School