Cure 4.0 per le malattie del respiro, l’ospedale sarà la poltrona di casa
L’intelligenza artificiale potrebbe salvare la vita di chi è senza respiro. Big data e sensori hi-tech sono le cure del futuro per chi soffre di asma e Bpco: dimezzano le visite al pronto soccorso e riducono i ricoveri. Lo dimostrano recenti studi illustrati al congresso organizzato da Menarini "Limitless: innovazione in pneumologia, un impegno senza limiti", tenutosi a Firenze, che ha riunito esperti di pneumologia, architettura e bioingegneria, matematica e sociologia per fare il punto insieme sul futuro delle malattie respiratorie.
Dal Portogallo alla Scozia si moltiplicano gli studi clinici che confermano il ruolo dell’intelligenza artificiale per migliorare la salute dei pazienti che soffrono di malattie respiratorie. Il machine learning, ovvero algoritmi che elaborano grande mole di dati clinici e parametri vitali permette di ridurre del 30% i ricoveri e del 50% gli accessi al pronto soccorso e di prevedere l’evoluzione della malattia nell’arco di 5/10 anni.
Nell’arco della vita l’aria entra ed esce dai nostri polmoni 3 miliardi di volte, ma per molti i respiri prima o poi diventano affannosi e difficili: succede ai quasi 4 milioni di italiani che soffrono di broncopneumopatia cronico ostruttiva o BPCO, una patologia che è corresponsabile del 55% dei decessi per cause respiratorie ogni anno e che nel 2030 diventerà la terza causa diretta di mortalità. Eppure ancora oggi solo un terzo dei pazienti riceve la diagnosi, nonostante nell’80% dei casi la malattia sia di grado moderato-grave, e pochissimi la conoscono: solo un italiano su due ne ha mai sentito parlare, il 30% pensa che sia una malattia stagionale e il 22% un problema ereditario; il 28% crede addirittura che si possa curare con rimedi naturali, ma la realtà è un’altra. Per migliorare la gestione della BPCO e far sì che non diventi sempre più un’emergenza, gli esperti di pneumologia discutono la medicina respiratoria del futuro durante il congresso "Limitless: innovazione in pneumologia, un impegno senza limiti", organizzato da Menarini. Accanto ai clinici, a segnare la via delle innovazioni che ci cureranno domani anche architetti, bioingegneri, matematici, sociologi: oltre alle terapie innovative, infatti, la cura delle malattie respiratorie passerà sempre di più dalla tecnologia, per esempio con il monitoraggio hi-tech dei pazienti, a casa o durante il ricovero, mentre l’ospedale cambierà pelle, arrivando anche a casa del malato.
“Nei malati con BPCO l’aderenza alle terapie non arriva al 40% e questo comporta un alto rischio di peggioramento e progressione verso stadi più gravi della patologia che poi compromettono fortemente la qualità e la durata di vita. E che si traducono in più ricoveri e visite al pronto soccorso”, spiega Federico Lavorini, Ordinario di Malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Firenze.
L’intelligenza artificiale consentirà, però, un miglioramento nella gestione dei pazienti attraverso un più accurato monitoraggio a distanza, grazie a sensori hi-tech e algoritmi in grado di calcolare e predire il rischio di crisi respiratori. “Gli algoritmi associati a sensori per il monitoraggio dei sintomi, dei parametri e dei trattamenti nei pazienti possono cambiare il destino dei malati di BPCO, permettendo di seguirli meglio a domicilio e di ridurre ricoveri. Di fatto l’ospedale del futuro sarà praticamente la poltrona di casa – afferma Fulvio Braido, Professore di Malattie Respiratorie dell’Università di Genova - Nel Regno Unito, per esempio, secondo i dati del Digital Health Institute, l’algoritmo BPCO Glasgow and Clyde, è in grado di prevedere il rischio e lanciare l’allarme se le condizioni del malato stanno peggiorando, rendendo possibile una riduzione del 30% dei ricoveri con un risparmio stimato per il sistema britannico di 1,4 miliardi di sterline. In Portogallo, l’Hospitalar Universitario de Coimbra ha messo a punto uno strumento simile, che testato clinicamente ha mostrato di poter ridurre di quasi il 50% gli accessi al pronto soccorso”. L’ospedale ‘a domicilio’ significherà anche la possibilità di fare esami a casa, come ad esempio la spirometria, inviando gli esiti per via telematica o la possibilità di ricevere nella propria abitazione unità di cura domiciliare, come avviene all’ospedale Mount Sinai di New York che l’ha già attivato per i pazienti con BPCO grazie alla MACE (Mobile Acute Care fo the Erderly).
“Gli ospedali stessi cambieranno volto, per venire sempre più incontro alle esigenze dei pazienti: l’identikit dei reparti di pneumologia del futuro prevede meno posti letto, meno sale d’attesa e più alta tecnologia” come spiega l’architetto Giorgia Zunino, responsabile del progetto che trasformerà l’ex Ospedale Psichiatrico del Santa Maria della Pietà a Roma nel Parco della Salute e del Benessere. “Per innovare non serve costruire di più, ma ripensare e riorganizzare gli spazi ospedalieri, attingendo alle innovazioni tecnologiche che già integrano ospedale e domicilio”.
“Sono oltre mezzo miliardo nel mondo le persone che soffrono di malattie respiratorie ed è enorme l’impegno della ricerca a livello internazionale nello sviluppo di nuove tecnologie che possano consentire ai pazienti una migliore qualità e una maggiore aspettativa di vita. – dichiara Germano D’Amore, Direttore Divisione Famaco-Etico Italia Menarini – Siamo orgogliosi di promuovere un nuovo tipo di integrazione e dialogo tra il mondo scientifico e ambiti professionali differenti da quelli puramente medici, con l’ambizione di coniugare l’innovazione tecnologica agli strumenti farmacologici più avanzati. L’obiettivo è quello di prenderci sempre più cura del paziente offrendogli quindi il meglio dei mezzi oggi disponibili, in linea con la visione del nostro sistema di salute”.
Fonte: Menarini
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Redazione Business School