Sistemi di accumulo dell’energia: cosa sono e a cosa servono
L’incremento del fabbisogno energetico e la crescita della produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili hanno reso necessaria la progettazione di nuovi sistemi di accumulo dell’energia, in modo da avere, per il futuro, approvvigionamenti energetici stabili.
Ma come si caratterizzano questi sistemi? Cosa comporta il loro utilizzo? Vediamolo nel dettaglio.
I sistemi meccanici: PHS, CAES, FES.
Prima di scendere nel dettaglio e chiarire le principali tipologie, è fondamentale definire cosa si intende per “sistema di accumulo”: con questo termine si identificano quei particolari dispositivi che immagazzinano l’energia elettrica per renderla disponibile nei maggiori momenti di bisogno.
- PHS: è la soluzione di accumulo più diffusa in quanto presenta varie taglie (dalla più grande alla più piccola) e conta su elevate capacità di accumulo. Tra le sue limitazioni vi troviamo la necessità di ampi spazi per le riserve d’acqua;
- CAES: ovvero i sistemi di accumulo ad aria compressa. Attraverso questa tipologia l’accumulo è realizzato convertendo l’energia elettrica in surplus in aria compressa che può essere stoccata in caverne sotterranee ed ermetiche, come ad esempio le cave dismesse di gas;
- FES: più marginali. I sistemi di accumulo a volano vengono utilizzati per smorzare rapidamente le fluttuazioni di energia prodotta da parchi eolici e fotovoltaici, ma non sono idonei per accumuli a lungo termine. L’energia, in questo caso, viene accumulata sotto forma di energia cinetica.
Attraverso i sistemi di accumulo si può aumentare l’autoconsumo fino all’80%, ottenendo notevoli risparmi in bolletta, consumando l’energia gratuita prodotta ed evitando di acquistare energia dalla rete nei momenti in cui l’impianto non è in funzione.
by
Redazione Energy Management