Energie non rinnovabili, quali sono: elenco di esempi, che svantaggi comportano
Risorse ancora utilizzate in larga misura sul nostro pianeta, che andranno incontro ad esaurimento, prima di quanto crediamo. Ecco le tipologie più comunemente adoperate dall’essere umano
La logica green, una vera e propria religione pagana nel ventunesimo secolo, il cui verbo si diffonde in maniera sempre più pervasiva. Al centro della tematica ambientale vi è il rispetto della natura, perseguito spesso tramite l’utilizzo delle cosiddette energie rinnovabili, a fronte di fonti che, al contrario, andranno incontro al loro esaurimento, comportando inoltre numerosi svantaggi per il nostro pianeta. Ma quali sono le cosiddette energie non rinnovabili? Proviamo a formulare un elenco di esempi a riguardo.
Energie non rinnovabili, cosa sono: la definizione formale di questo elemento
I social network pullulano di appelli a non farne utilizzo, le piazze di tutto il mondo si sono riempite per settimane di manifestanti che le osteggiano, l’attenzione delle agende politiche è sempre maggiore. Nei confronti delle cosiddette risorse non rinnovabili, ormai, da anni è in corso una vera e propria crociata.
Conoscere che cosa sono le energie non rinnovabili, e che cosa rappresentano, significa comprendere un elemento chiave per quanto riguarda la gestione energetica di un’abitazione, di un’azienda, di un Paese, di un pianeta.
Sono dette risorse non rinnovabili quelle fonti di energia che, in seguito a un loro utilizzo, non possono essere sostituite in un tempo utile da permettere alla natura di far fronte al loro consumo da parte dell’uomo. Si tratta di sostanze che non vengono rigenerate in un breve lasso temporale, e che pertanto rappresentano delle fonti di energia quantitativamente limitate.
Le energie non rinnovabili, dunque, vanno incontro ad esaurimento, e che, se l’uomo continuerà a farne utilizzo con questi ritmi, saranno completamente consumate nel giro di circa 150 anni. Nonostante esse si siano formate in milioni di decenni.
Fonti rinnovabili e non rinnovabili: differenze, vantaggi e svantaggi
La principale differenza che c’è tra le fonti di energia rinnovabili e quelle non rinnovabili è abbastanza semplice da intuire, e legata alla natura di questa nomenclatura. Una risorsa rinnovabile, per definizione, si oppone in modo naturale a una non rinnovabile, proprio perché ha in sé la fondamentale caratteristica, come suggerisce il nome, di rinnovarsi con una certa facilità. Le fonti di energia rinnovabile sono quelle fonti naturali che, in un tempo ragionevole nella scala umana, vanno incontro a rinnovamento, rigenerandosi completamente.
I vantaggi derivanti dall’utilizzo di fonti rinnovabili, rispetto alle fonti non rinnovabili, sono tangibili: la riduzione di alcuni tipi di inquinamento atmosferico in seguito alla mancata produzione di emissioni di gas serra da combustibili fossili; la risoluzione della dipendenza dai carburanti importati; lo sviluppo economico e la creazione di numerosi nuovi posti di lavoro.
I plus derivanti dall’utilizzo di fonti di energia non rinnovabile sono davvero pochi: generalmente, tuttavia, hanno il merito di produrre una quantità di energia maggiore in un tempo ridotto, e di essere tanto collaudate da non comportare, nel breve, un costo eccessivo per l’uomo.
Utilizzare fonti di energia non rinnovabile, al contempo, comporta numerosi svantaggi: all’impatto ambientale notevole si affianca il non trascurabile fatto che questo genere di fonti è altamente pericoloso per la salute dell’uomo, nonché degli animali che popolano il nostro pianeta.
Elenco energie non rinnovabili, ecco quali sono: alcuni esempi
Abbiamo visto, dunque, perché una buona gestione energetica debba necessariamente passare per un utilizzo di risorse rinnovabili. Ma quali sono le energie non rinnovabili? Nonostante si possa associare questa dicitura alle più comuni tipologie, esistono svariate categorie di risorse che la natura non riesce a rigenerare in un tempo breve nella scala temporale umana.
Pensiamo, ad esempio, ai minerali terrestri, e a quelli metalliferi. Presenti in grandi quantità nella crosta terrestre, fanno parte di processi che generalmente durano da decine di migliaia a milioni di anni.
A questi si affiancano i combustibili fossili, come carbone, petrolio, gas naturale. Impiegano migliaia di anni per formarsi naturalmente, e non vengono, ovviamente, sostituiti alla stessa velocità alla quale si svolge il loro consumo. Il petrolio, in particolare, è al centro di numerose dispute internazionali, e di inimicizie mai sopite tra diversi Paesi. Costituito da una miscela di idrocarburi, si forma naturalmente in decine di milioni di anni, a fronte di un utilizzo, da parte dell’uomo, decisamente più rapido.
Certamente ascrivibile alla categoria delle energie non rinnovabili anche i combustibili nucleari, il cui utilizzo si basa sull’uso dell’uranio, il materiale a fissione nucleare più comunemente usato. A una ridotta capacità da parte dell’uomo di estrarre combustibili nucleari in grande quantità, si accompagna il fatto che la produzione di energia nucleare è associata a contaminazioni radioattive potenzialmente pericolose: gli elementi chimici coinvolti sono instabili.
Dunque, provando a fornire un elenco, esistono diverse tipologie di energie non rinnovabili:
- Combustibili fossili
- Carbone
- Petrolio
- Gas naturali
- Combustibili nucleari
- Uranio
- Plutonio
- Minerali terrestri e minerali metalliferi
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Redazione Business School