Alma Laboris Business School - Oli alimentari esausti, dalla Sicilia al Canada due proposte interessanti per lo smaltimento

Oli alimentari esausti, dalla Sicilia al Canada due proposte interessanti per lo smaltimento

Oli alimentari esausti, dalla Sicilia al Canada due proposte interessanti per lo smaltimento

L’idea di Anci ed Eni e le ricerche effettuate dalla University of Toronto Scarborough ci segnalano due indirizzi per riciclare correttamente un genere alimentare soggetto a sprechi e che rappresenta una fonte di inquinamento

 

Non si pensa di utilizzarlo per altri scopi, molti preferiscono gettarlo. La verità è che molto spesso sembra che manchino le idee per effettuarne un corretto riciclo. Gli oli alimentari esausti rappresentano ancora oggi un problema da risolvere per tante aziende in tutto il mondo. Un prodotto che non può più essere usato allo stesso modo, perché ha terminato la sua capacità di essere efficiente. Come spesso accade, tuttavia, tutto sta nel sapere come fare a trasformare questo liquido in un’opportunità di risparmio e di riduzione dell’impatto ambientale.

Un’idea proveniente dalla Sicilia è quella di realizzare una vera e propria partnership tra i Comuni e l’Eni. La Regione e l’azienda stanno in questi giorni lavorando a un accordo teso a ottimizzare la raccolta e lo smaltimento dell’alimento. L’intenzione, da entrambe le parti, è quella di trovare un’intesa complessiva per conferire gli oli alimentari esausti dei cittadini alla bioraffineria dell’Eni di Gela in cambio di alcuni incentivi. Ridurre l’inquinamento secondo il più classico e ideale principio di economia circolare. È ancora una proposta, sì, ma sembra che la direzione intrapresa sia quella giusta.

Chi invece sta utilizzando la tecnologia per cercare di ottemperare al problema è il Canada. Dalla University of Toronto Scarborough arriva una proposta rivoluzionaria: trasformare l’olio esausto usato nei ristoranti McDonald’s in resina biodegradabile. Un materiale strutturalmente e termicamente stabile, perfettamente modellabile, da utilizzare nei più svariati ambiti. Il tutto grazie a una stampante 3D ad altissima risoluzione, in grado di produrre una resina completamente naturale e decisamente efficiente.

Nel primo test, un litro di olio è stato trasformato n 420 millilitri di resina, che è stata poi utilizzata per stampare farfalle in 3D. Un vero e proprio successo, che ha un solo e unico ingrediente. È tutto in questa frase del professor Andre Simpson, tra i leader del team di ricerca: “La plastica è un problema perché la natura non si è evoluta per gestire i prodotti chimici prodotti dall’uomo”.

 

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