L’uso efficiente dell’energia, un dovere più che un’opportunità per le imprese
Quali sono i trend emergenti nel mercato dell’energia, in ottica di utilizzo razionale della materia prima?
Negli ultimi anni si è indubbiamente andata diffondendo la consapevolezza che l’uso efficiente dell’energia rappresenta un’opportunità, se non un dovere, per le imprese. Si può dire che è il risultato di quattro fattori:
- Le politiche comunitarie con le relative ricadute in termini di informazione;
- Obblighi e incentivi;
- L’instabilità dei prezzi energetici unita ai rischi sugli approvvigionamenti;
- La diffusione e condivisione di buone pratiche e la liberalizzazione dei mercati energetici.
Secondo l’ultimo Rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’Enea (Raee 2016) fra il 2011 e il 2015 sono stati risparmiati 5,0 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) in energia finale, a fronte di un obiettivo al 2020 di 15,5 milioni di tep. L’attuale andamento dei consumi mette a rischio il raggiungimento del target al 2020 (non in termini di consumi finali, ma di contributo dell’efficienza energetica alla loro riduzione). Rispetto a quanto avvenuto a livello europeo, l’Italia ha progressivamente perso la posizione di leadership che aveva, pur rimanendo il secondo Paese al mondo secondo l’edizione 2016 del rapporto annuale Aceee “The International Energy Efficiency Scorecard”.
Fra gli strumenti di incentivazione, nell’ultimo decennio, le detrazioni fiscali e i certificati bianchi hanno contribuito in modo rilevante a supportare la crescita del mercato. A tale risultato hanno contribuito in particolare i certificati bianchi (4,75 milioni di tep), le detrazioni fiscali per riqualificazione energetica e recupero edilizio (1,90 milioni di tep) e i requisiti minimi per l’edilizia (2,03 milioni di tep). Il contributo dei singoli settori è invece molto differente: alle prestazioni soddisfacenti di residenziale e industria si contrappongono quelle limitate di trasporti e terziario.
Va comunque detto che non è facile conteggiare i risparmi energetici non collegati all’uso di schemi di incentivazione o politiche obbligatorie, in quanto le analisi per separarne l’effetto rispetto all’andamento della produzione, ai comportamenti e agli effetti demografici richiedono tempo e presentano margini di incertezza. Quindi è importante considerare altri elementi in aggiunta ai dati statistici.
ISO 50001 uno strumento a disposizione delle imprese
Fra gli strumenti che possono accelerare il processo di miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse, collegandolo alla competitività, si può citare l’adozione di un sistema di gestione dell’energia (ISO 50001). Se ben applicato, infatti, un tale sistema genera il coinvolgimento di tutti gli stakeholder aziendali sulle tematiche energetiche.
Ciò consente nel giro di alcuni anni di comprendere in che modo l’efficienza energetica può essere più che un semplice risparmio sulla bolletta, valorizzando i benefici non energetici che ad essa si accompagnano (illustrati nel rapporto della Iea “Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency” del 2014). Da prendere come riferimento, i meccanismi premianti come in Germania e Francia. (secondo i dati ISO e Accredia, ad esempio, la Germania aveva più di 6.390 siti certificati nel 2015, contro i 598 italiani).
L’Energy Manager una figura fondamentale
Un altro trend positivo, almeno per il settore privato, è quello dei soggetti che hanno provveduto annualmente alla nomina dell’energy manager. Il Manager responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia, obbligatorio per le realtà industriali caratterizzate da consumi superiori ai 10.000 tep/anno, che la Business School Alma Laboris, ormai da anni, provvede a specializzare attraverso la propria offerta formativa.
In particolare sono cresciute le nomine dei soggetti non sottoposti all’obbligo della legge 10/1991 e quelle di industria, trasporti e terziario. La pubblica amministrazione è invece largamente deficitaria, con percentuali di adempienza minimi. Probabilmente un sintomo, più che una causa, delle difficoltà della P.A. di attivare azioni efficaci sul proprio patrimonio.
L’energy manager è una figura fondamentale per promuovere e realizzare azioni di efficientamento energetico. Al di là dell’andamento delle nomine, comunque, un’indagine sintetizzata nel “Rapporto 2016 sugli energy manager in Italia” conferma che la figura dell’energy manager gode di un inquadramento e di una considerazione crescenti, aspetto che ne potenzia l’azione e dimostra la maggiore attenzione delle imprese al tema dell’energia.
L’ultimo dato positivo è rappresentato dalla crescita degli esperti in gestione dell’energia (Ege) e dalle Esco (società di servizi energetici). I primi sono saliti a oltre 1.400 in pochi anni. I secondi sono oltre 200. Si tratta di attori fondamentali per facilitare lo sviluppo del mercato. L’efficienza energetica è infatti una materia complessa, che richiede figure preparate e competenti per cogliere al meglio le opportunità disponibili.
La misura dei risparmi energetici è infatti una materia complessa e articolata, ma fondamentale per promuovere il finanziamento tramite terzi e l’energy performance contracting (in quanto riduce i rischi di risultati non in linea con le attese e di contenziosi), ossia due strumenti essenziali per la riqualificazione del parco immobiliare pubblico, oltreché per i progetti nel settore privato.