Alma Laboris Business School - Farmaceutica. Italia seconda in Europa con 30 mld di produzione, quasi 200 aziende e oltre 2 mld di investimenti

Farmaceutica. Italia seconda in Europa con 30 mld di produzione, quasi 200 aziende e oltre 2 mld di investimenti

Farmaceutica. Italia seconda in Europa

 

L’industria tricolore vanta eccellenze nel biotech, negli emoderivati, nei vaccini, nei farmaci per malattie rare e nelle terapie avanzate (3 su 6 approvate in Europa sono nate dalla Ricerca in Italia). Sul versante occupazionale si segnalano oltre 6000 nuove assunzioni nel 2015 con un incremento del 20% rispetto ai 4 anni precedenti. Questi i numeri illustrati da Farmindustria.

 

Quasi 200 aziende, 63.500 addetti (90% laureati o diplomati), 6.100 ricercatori, 2,6 miliardi di investimenti nel 2015 (1,4 in R&S e 1,2 in produzione). E poi 30 miliardi di euro di produzione, il 73% destinato all’export. Questi sono i risultati delle imprese del farmaco nel nostro Paese. Numeri che hanno portato l’Italia al secondo posto in Europa, dietro la sola Germania, per valore assoluto della produzione ma al primo per produzione pro capite. L’industria tricolore vanta eccellenze nel biotech, negli emoderivati, nei vaccini, nei farmaci per malattie rare e nelle terapie avanzate (3 su 6 approvate in Europa sono nate dalla Ricerca in Italia).

Quanto all’occupazione, anche grazie al Jobs Act: nel 2015 le 6.000 nuove assunzioni, di cui il 53% sono donne, hanno superato il numero dei lavoratori in uscita. Con un incremento del 20% rispetto ai 4 anni precedenti. E nel 2016 il numero degli addetti è in crescita (1%), comunicano da Farmindustria.

Risultati che fanno ben sperare in vista dei 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo che avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie, anche nella medicina di genere. I dati sono stati presentati nel corso del roadshow di Farmindustria Innovazione e Produzione di Valore.

 

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L’industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non può perdere

Il roadshow partito nel 2012 in Toscana e ritornato in Lombardia dopo aver toccato Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Lazio, Puglia, Abruzzo e Marche, ancora Toscana e Campania.

"L’importanza delle imprese del farmaco risulta evidente anche considerando il contributo economico offerto al Paese: 14 miliardi versati, insieme all’indotto (3,4 miliardi in investimenti, 6,2 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte), a fronte di una spesa pubblica di 13,6 miliardi. Ecco perché l’industria farmaceutica è un patrimonio che l’Italia non può perdere", sottolinea Farmindustria.

La Lombardia: un Polo biofarmaceutico con numeri da primato

"Il fiore all’occhiello dell’Italia in campo biofarmaceutico è la Lombardia. Prima Regione con circa metà della presenza industriale e di R&S in Italia, 100 aziende e oltre 30 centri di ricerca, 28.000 addetti (e altri 18.000 nell'indotto), prima nella R&S per numero di addetti, circa 3.000, e per investimenti, 400 milioni di euro. Un’eccellenza anche in Europa, con il secondo posto del podio per numero di addetti nell’industria farmaceutica. E al gradino più alto poi come Regione biotech del Paese con 10 centri di ricerca e 17 impianti di produzione".

“La Lombardia può diventare ancora di più un punto di riferimento dell’innovazione tricolore a livello mondiale – precisa Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria – con l'avvio di Human Technopole e l’auspicato trasferimento dell’EMA (Agenzia europea del farmaco) a Milano.

Il Paese, secondo quanto emerge da un dato elaborato dal Censis, è già percepito dagli italiani come tra i migliori al mondo per capacità di innovazione. In particolare le “invenzioni” più apprezzate sono quelle legate all’ambito farmaceutico (87,2%). Inoltre, secondo un’indagine di Bain & Company – spiega Scaccabarozzi - il 75% delle aziende è intenzionato ad aumentare le spese in R&S nei prossimi anni e il 20% a confermarle. Gli ingredienti per diventare sempre più una calamita di innovazione ci sono tutti”.

A livello provinciale

L'export farmaceutico incide fortemente sul totale di quello hi tech: a Pavia è pari all’88%, a Milano al 50, a Como al 45, a Monza al 40, a Varese il 5 e a Bergamo al 23. Nella provincia di Bergamo la crescita delle esportazioni è stata del 35% tra il 2010 e il 2015, rispetto al già ottimo 24% del totale degli altri settori manifatturieri. Bergamo è quindi una delle province in cui il settore farmaceutico ha grandi prospettive di sviluppo, anche perché inserita in un contesto, quello lombardo, di eccellenza. Soprattutto ora che il modello di R&S è cambiato, diventando, a livello mondiale, network innovation. La Ricerca farmaceutica con le ultime scoperte, ad esempio quelle sul genoma, e con le grandi possibilità tecnologiche può offrire terapie sempre più personalizzate ed efficaci. Imprese innovative, start up biotech, università, enti di ricerca pubblici e privati, istituzioni: conoscenze e competenze per creare network e cluster sempre più integrati.

“L’Italia – conclude Scaccabarozzi – ha ricercatori brillanti, giovani innovativi e imprenditori coraggiosi e può diventare hub anche della Ricerca. Con ricadute significative pure per i singoli territori. In particolare la Lombardia, che ha una profonda tradizione farmaceutica, è una fucina di industrie e conoscenza con una posizione di leader naturale. Per attrarre gli investimenti è però necessario assicurare regole certe e una nuova governance farmaceutica. La partita dell’innovazione è già in corso e possiamo vincerla.”

 

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