Dalla Certificazione Ambientale ISO 14001 nuova forza al Made in Italy
Oltre 450 in tutto il mondo, con una media di 12 new entry ogni anno. Quello delle certificazioni e dei marchi ambientali è un mare magno fatto di strumenti rigorosissimi che convivono con operazioni di puro greenwashing. Fatto di marchi semplici ed efficaci ma anche sigle e simboli poco comprensibili che non aiutano il consumatore a capire i prodotti che sta comprando, né le imprese a far conoscere i propri comportamenti virtuosi. Di certificazioni percepite spesso dalle aziende esclusivamente come il biglietto da pagare per sperare di entrare nel mercato degli acquisti verdi o tra i fornitori di alcune grandi imprese.
Numerosi i benefici derivanti dalla certificazione ambientale ISO 14001
La certificazione ambientale, può essere un acceleratore di competitività, un trampolino per il miglioramento delle performance, ambientali, certamente, ma anche economiche delle imprese. Un elemento determinante nel cammino delle aziende, e del Paese, verso la qualità. Ancora una volta non solo ambientale:
- Perché una certificazione ambientale porta con sé vantaggi nei bilanci, migliori rapporti con le imprese, i consumatori, il territorio, la società e la Pubblica amministrazione;
- Acuisce l’attenzione alle richieste dei clienti, migliora la reputazione, rafforza quella tensione innovativa che è il cuore della sostenibilità e della green economy.
Aumentano i fatturati delle imprese italiane certificate
Partendo dalla costituzione del primo parziale database delle imprese del made in Italy (le 4A: Automazione, Abbigliamento, Arredocasa, Alimentari) dotate di certificazioni ambientali, e confrontandone le performance con quelle delle imprese non certificate di un corrispondente contro-campione, risulta che in piena crisi, tra il 2009 e il 2013, le imprese delle 4A con certificazione ambientale ISO 14001 hanno visto i loro fatturati aumentare, mediamente, del 3,5%, quelle non certificate del 2%: le certificazioni portano in dote, cioè, uno spread positivo di 1,5 punti percentuali. Ancora meglio nell’occupazione, dove lo spread arriva a 3,8 punti percentuali: le certificate hanno visto crescere gli addetti del 4%, le altre dello 0,2%. Con vantaggi particolarmente spiccati nel tessile abbigliamento (spread nel fatturato +3,6) e nell’automazione (spread per gli addetti +3,9). Questi dati medi ci dicono che le certificazioni giovano alle imprese di ogni dimensione. Se però zoomiamo sui risultati nelle diverse dimensioni aziendali (piccole, medie e grandi), ci accorgiamo che sono soprattutto le imprese più piccole ad ottenere maggiori vantaggi: le PMI (fino a 50 addetti) con certificazione ambientale registrano uno spread di +4 punti nel fatturato (contro un +1,1 delle medie, fino a 250 addetti, e un +0,6 punti delle grandi) e di 1,2 punti negli occupati (contro lo 0,6 o 0,7 delle altri classi). Al Sud, poi, mentre fatturato e addetti vanno sotto zero per le imprese non certificate, quelle certificate (con uno spread rispettivamente di +1,7 e +3,2) possono vantare mediamente risultati positivi.
L’export è una delle motivazioni per quali le imprese scelgono di certificarsi: a ragione, visto che le imprese delle 4A con certificazione ambientale esportano nell’86% dei casi, mentre le non certificate nel 57%.
Con una tensione importante del settore produttivo verso la green economy: il 24,5% delle nostre imprese (una su quattro) dall’inizio della crisi ha fatto investimenti green. Conquistando al Paese una leadership green in Europa: siamo primi tra i grandi paesi europei per eco-efficienza del sistema produttivo, all’avanguardia per quota di energia rinnovabile nella produzione elettrica (43,3%), siamo leader europei nel riciclo industriale (a fronte di un avvio a recupero industriale di oltre 163 milioni di tonnellate di rifiuti riciclabili, nel nostro Paese sono stati recuperati 25 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi del continente).
Crescono le certificazioni in Italia
In Italia cresce l’attenzione alla sostenibilità tra i consumatori. Ed è evidente anche una spiccata propensione alla certificazione ambientale. Con oltre 24mila certificazioni, siamo il secondo paese al mondo per numero di certificati ISO 14001, dopo la Cina (105mila). Il primo per numero di certificazioni di prodotto EPD, il terzo per Ecolabel ed EMAS. Ancora: siamo il quinto paese del G20 per certificazioni forestali di catena di custodia FSC.
Una vitalità che traspare anche da iniziative nazionali sulla tracciabilità di filiera agroalimentare, divenute poi la base di schemi ISO (lo standard 22005). O nel legno-arredo: è italiana, ad esempio, la prima sedia certificata EPD e nasce da istanze italiane l’ampliamento della certificazione FSC anche ai prodotti da legno riciclato.
L’Italia, insomma, rappresenta uno dei fronti più avanzati in tema di certificazione ambientale
Un dato che va letto in un quadro complessivo di riposizionamento competitivo delle nostre imprese nel segno della qualità della green economy e della società verso una maggiore sobrietà.