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Medicina territoriale, le relazioni di cura in questo ambito
La medicina territoriale è un investimento centrale per il PNRR: nei prossimi mesi occorrerà rivalutare la figura del paziente e bisognerà prestare maggior attenzione ai suoi bisogni terapeutici, cercando di valutarlo non più come un oggetto bisognoso di cure ma bensì come persona.
Sarà importante cercare di avere una visione esaustiva e concreta, progettando investimenti si in termini di strumentazioni, ma soprattutto in termini di capitale umano. In tal senso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato un investimento di 7 miliardi di euro, destinati proprio alla medicina territoriale, sicuramente uno sforzo notevole e importante, ma che potrebbe non essere sufficiente a coprire le necessità impellenti che la pandemia ci sta obbligando ad affrontare.
L’isolamento dei pazienti e quello del personale medico
Se gli investimenti economici sono fondamentali per la medicina territoriale, in questo preciso momento storico diventa di primaria importanza cercare di ripristinare il rapporto medico-paziente che la pandemia ha interrotto.
Le strumentazioni e le innovazioni in campo medico sicuramente apporteranno e stanno apportando significativi benefici alle vite dei pazienti, ma lo scenario attuale del settore è quello di un processo burocratico senz’anima: manca il contatto, manca l’empatia, manca la capacità di ascoltare i propri pazienti.
Vi è una profonda scissione tra i modi relazionali e i protocolli dei servizi in quanto le istituzioni dettano e scandiscono regole standardizzate, sorde al bisogno relazionale dei pazienti in primis, ma anche del personale medico-sanitario.
Per i prossimi mesi è obbligatorio ristrutturare l’intero sistema partendo proprio dagli aspetti relazionali e sociali: in primis per evitare il burnout degli addetti ai lavori, ma soprattutto per offrire una cura a 360° del paziente, che sia da supporto non solo alle patologie, ma anche alla sua emotività.
by
Redazione Medical
