Italian sounding food, cos’è e perché è dannoso per l’export
È uno dei fenomeni più temuti per l’export italiano, in particolar modo per quanto riguarda il food.
Il Made in Italy, come affermano gli esperti, ha il dovere di contrastare l’italian sounding, un elemento importante da considerare per la commercializzazione di prodotti tricolore. Ma che cos’è, e perché è dannoso per le nostre esportazioni?
Italian sounding cos’è: definizione e significato
Un elemento che va a incidere su un settore centrale della politica economica del Paese come quello delle esportazioni e, in particolar modo, quelle del food Made in Italy. Con l’espressione italian sounding intendiamo, come riporta il portale “AgriFood.tech”, un fenomeno che consiste nell’utilizzo di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia e in particolare, alcuni dei suoi più famosi prodotti tipici.
Il fine di chi fa italian sounding è quello di promuovere la commercializzazione di prodotti inducendo ingannevolmente a credere che siano autentici italiani. Il consumatore viene indotto a pensare che il prodotto che ha di fronte sia proveniente dall’Italia o comunque tipico del nostro Paese.
Perché si tratta di un fenomeno svantaggioso per il nostro export
Il vero danno causato dall’italian sounding, in particolar modo nel food, è quello di sfruttare l’aura di eccellenza e qualità che il Made in Italy ha costruito nei decenni, spacciando dei prodotti come italiani, e dunque facendo credere che anche quei prodotti stessi abbiano in sé queste caratteristiche tipiche dei beni e servizi tricolore.
È a questo punto intuibile capire perché l’italian sounding vada contrastato. Come del resto dichiarato dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, che ha messo in guardia, in tal senso, tutti quanti partecipano alla filiera dell’export a scoraggiare il fenomeno: “Il Mipaaf e tutto il Governo non possono permettere che vi siano elementi che vadano a incidere su un settore centrale della politica economica del Paese”.
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Redazione Business School