Export italiano, quali sono gli Stati dove saremo più attivi?
La crescita dell’export italiano è sotto gli occhi di tutti. O, per lo meno, sotto gli occhi di chi legge il report Sace, uno dei documenti più importanti che riguardano l’andamento delle esportazioni di beni e servizi dalle nostre aziende a realtà presenti sul territorio di altri Paesi.
Il diverso grado di impatto sanitario ed economico della pandemia e la differente capacità di attuare piani anticiclici di sostegno e rilancio evidenziano una ripresa eterogenea della domanda di import anche a livello geografico. Ma quali sono gli stati dove l’impronta dell’export italiano sarà più marcata?
Le esportazioni tricolore seguiranno, nel 2021, e negli anni successivi, sentieri di rapida ripresa e crescita in alcuni mercati, di ripresa meno rapida, nonché di risalita più lenta. Nel gruppo dei primi 15 mercati troviamo al comando la Germania, primo mercato di sbocco, caratterizzato nel 2021 da una crescita a doppia cifra, grazie al traino dei beni di investimento e intermedi, che aumenteranno rispettivamente del 10,4% e dell’11,7% per poi ristabilirsi su ritmi più contenuti negli anni a seguire.
Il secondo mercato italiano è quello degli Stati Uniti, primo fuori dai confini europei, che nel 2021 registra un tasso di crescita dell’11%, con ampie opportunità per le nostre imprese che operano sul mercato americano. Consolidata la posizione della Svizzera, che segue in classifica, grazie anche al rafforzamento negli anni recenti del ruolo di hub logistico internazionale da parte della Confederazione: +7,1% la crescita verso il Paese elvetico.
Un recupero simile a quello della Svizzera sarà quello del Giappone (+14,3% nel 2021), un mercato sempre più vicino all’Italia sulla scia dell’Accordo di partenariato economico con l’Ue in vigore dal 2019. E nonostante le tensioni politiche degli ultimi anni, la Russia resta un mercato significativo per l’export italiano: nel 2021 i prodotti Made in Italy riguadagneranno ampiamente quanto perso lo scorso anno grazie a una crescita del 13,1%, per poi assestarsi su un sentiero fisiologicamente più basso nel 2022.
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Redazione Export Management