Corporate Counsel e società benefit, le tre sfide per la professione
Uno degli elementi con cui il corporate counsel di oggi si trova ad avere a che fare nella sua professionalità quotidiana sono senza dubbio le cosiddette società benefit.
Una nuova forma giuridica di impresa, introdotta nel nostro ordinamento giuridico con la legge 28 dicembre 2015, n. 208 (commi 376-383 e allegati 4 – 5) e in vigore dal Gennaio 2016.
Dicesi società benefit una società che ha come scopo principale, nella sua natura, la protezione della missione aziendale soprattutto in caso di entrata di nuovi investitori, cambi di leadership e passaggi generazionali e al contempo cerca di offrire una garanzia di più flessibilità e solidità in caso di vendita e fino alla quotazione in borsa. Una normativa, quella italiana, approvata da tutte le principali forze politiche, così come del resto è avvenuto anche negli Stati Uniti.
Tante opportunità, tante sfide da affrontare, perfettamente combacianti con le tre P, People, Planet e Profit. Sono queste le tre aree di impatto che permettono alle società benefit di trasformarsi da aziende estrattive ad impatto positivo e che donano al benessere globale più di quanto sottraggono. La particolarità di questo tipo di azienda è proprio nel fatto che, oltre a tendere, naturalmente, ai profitti, queste imprese mirano anche al raggiungimento di obiettivi più nobili. Che vanno tutti sotto il significato della parola sostenibilità.
È in questa direzione, dunque, che la professione del corporate counsel deve agire per fare il bene delle società benefit. Un ambito che richiede nuove conoscenze e nuovi compiti al professionista, che deve necessariamente essere in grado di padroneggiare competenze multidisciplinari, in modo da proteggere la missione aziendale in modo adeguato.
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Redazione Giuristi d’Impresa