Sistema elettorale italiano attuale, come funziona: una spiegazione semplice
Un argomento di tendenza, che ritorna periodicamente in auge, in particolar modo nel momento in cui si verifica una crisi di governo come quella che l’Italia sta vivendo ora, nel gennaio 2021.
La prospettiva di tornare al voto riporta alla luce, principalmente, una domanda sulla cui risposta, i cittadini del Bel Paese, hanno (troppe) ombre. Come funziona il sistema elettorale italiano attuale? Ecco una spiegazione semplice del meccanismo che regola la nostra macchina di assegnazione dei seggi, in particolar modo per quello che riguarda le elezioni politiche, ovvero quelle che servono a eleggere il nostro Parlamento.
Come funziona il sistema elettorale italiano attuale?
Sembrerebbe quasi superfluo dirlo, ma è bene ricordarlo: l’Italia è una repubblica parlamentare che, come tante altre, costituisce un esempio in cui la democrazia viene esercitata per lo più in forma indiretta, nella cosiddetta democrazia rappresentativa. Si tratta di una forma di governo democratica nella quale i cittadini che hanno diritto di voto eleggono i propri rappresentanti.
Nella democrazia rappresentativa esistono diversi sistemi elettorali, a seconda che si segua il modello bipartitico (come, ad esempio, avviene negli USA) o un sistema pluripartitico; quest’ultimo è il modello che l’Italia utilizza, praticamente, da sempre.
Nel sistema bipartitico ci sono due grandi partiti che si contendono l’elettorato e, di conseguenza, la vittoria alle elezioni; in un modello come il nostro, per l’appunto, ci sono diversi partiti che concorrono alle elezioni, e che mirano ad occupare dei seggi in Parlamento. Vediamo in che modo riescono a farlo nel sistema elettorale italiano.
Sistema elettorale italiano vigente: maggioritario o proporzionale?
Distinguiamo, nel panorama delle democrazie mondiali, due principali filoni: quello del sistema elettorale di tipo maggioritario, e il sistema elettorale di tipo proporzionale; tuttavia, nella pratica esistono diversi Stati che adottano un sistema elettorale misto, che conserva alcune caratteristiche tipiche del sistema maggioritario e altre peculiari del sistema proporzionale.
Il sistema maggioritario è un sistema elettorale che premia il candidato che riceve più voti con l’elezione. Secondo la logica “first past the post system”, ovvero “il primo prende tutto”, colui il quale raccoglie il maggior numero di voti viene eletto; tutti gli altri, qualunque sia la percentuale di voto che percepiscono, non vengono in alcun modo eletti a far parte del parlamento.
Se il sistema maggioritario, appunto, premia chi ha avuto la maggioranza dei voti, nel sistema proporzionale, come suggerito dall’espressione, si cerca, in diverse misure e in diversi modi, di riprodurre in parlamento la proporzione delle diverse parti dell’elettorato al fine di risolvere le disuguaglianze di rappresentazione dei partiti.
Il sistema elettorale italiano è un sistema elettorale di tipo misto, che appunto conserva elementi del sistema proporzionale, così come del maggioritario.
Come funziona il sistema elettorale italiano: cos’è il Rosatellum bis
La legge che governa il funzionamento del sistema elettorale italiano è la Legge Rosato, comunemente nota come Rosatellum bis; la dicitura ‘bis’, altrettanto spesso viene omessa per lasciare il posto, semplicemente, a ‘Rosatellum’. Approvata in via definitiva al Senato il 26 ottobre 2017, ha sostituito l’Italicum, e la previgente legge Calderoli, ed è stata applicata per la prima volta alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
Nel Rosatellum, il sistema elettorale italiano in vigore, la maggior parte dei seggi viene assegnata con un sistema proporzionale. Il 61% degli scranni in Parlamento, infatti, viene ripartito fra le liste concorrenti mediante un meccanismo proporzionale corretto con diverse clausole di sbarramento. I candidati che vengono eletti sono presentati in liste in collegi plurinominali. Solo il 37% dei seggi vengono assegnati con un sistema maggioritario uninominale a turno unico.
Dunque, uno dei sistemi più ‘misti’ che ci siano, con l’obiettivo di bilanciare tra le caratteristiche del maggioritario, che tende a mettere da parte le minoranze, e il proporzionale, in cui sono tantissimi gli eletti e, dunque, la rappresentanza più ‘diluita’.
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Redazione Giuristi d’Impresa