Il 6 ottobre 1973, giorno della ricorrenza ebraica dello Yom Kippur, lo stato di Israele viene attaccato dalle truppe di Egitto e Siria. Fu un attacco a sorpresa, che gli strateghi israeliani non avevano previsto e che provocò inizialmente gravi perdite nel tentativo di contrastare frettolosamente l'avanzata da due fronti: da una parte l'esercito egiziano che proveniva da sud attraverso la Penisola del Sinai, mentre le truppe siriane penetravano dalle alture del Golan a nord est.
La Guerra del Kippur si protrasse per circa un mese, poi cessò per l'intervento delle due superpotenze URSS e USA. Perché vi parlo di questo fatto storico? Perché da esso si generò una crisi energetica per molti versi simile a quella che stiamo attualmente vivendo.
I paesi arabi aderenti all'OPEC, l'organizzazione dei paesi produttori di petrolio, scelsero infatti di appoggiare l'Egitto durante il conflitto del Kippur, aumentando considerevolmente il prezzo del greggio e attuando un embargo verso i paesi filo-israeliani, tra cui l'Italia e gli stati europei, ma anche verso gli Stati Uniti che aiutavano militarmente Israele con la fornitura di armi ed equipaggiamenti. Non era la prima volta che succedeva un fatto simile. Già nel 1956, a seguito della Crisi di Suez, il prezzo del greggio era salito notevolmente, e questo dimostra quanto il prezzo dell'energia sia suscettibile dell'instabilità politica e sociale.
Le conseguenze dell'embargo
Il prezzo del petrolio andò alle stelle, raggiungendo cifre anche di tre volte più alte del prezzo di normale mercato, causando una vera e propria crisi per molti settori civili e industriali dell'Italia e degli altri paesi d'Europa. Il petrolio era la fonte energetica più diffusa sia per l'autotrazione che per gli usi civili (riscaldamento) e industriali, nonché per la produzione di energia elettrica.
Le conseguenze economiche e sociali non si fecero attendere. Per rimanere in ambito italiano, il governo presieduto da Mariano Rumor fu costretto a promulgare provvedimenti atti a diminuire drasticamente il consumo di petrolio e dei suoi derivati. Tra questi, un vero e proprio 'coprifuoco' per limitare i consumi di energia attraversi il taglio dell'illuminazione pubblica e la riduzione degli orari dei negozi. Si decretò anche la chiusura anticipata di cinema, teatri, bar e ristoranti. Perfino i programmi televisivi dovevano cessare alle 23 di ogni sera.
Per limitare l'uso delle autovetture, dal 2 dicembre del 1973 iniziarono le cosiddette "domeniche a piedi" nelle quali veniva imposto lo stop a tutti i veicoli a motore non autorizzati. Sembra che attraverso questo provvedimento si riuscirono a risparmiare circa 50 milioni di litri di carburante.
Ma nelle intenzioni del governo c'era anche la pianificazione di una politica energetica che prendesse in considerazione fonti energetiche alternative al petrolio, ed è proprio in conseguenza di questa decisione che si incrementò la costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale (la prima centrale nucleare italiana fu realizzata dall'ENEL a Latina tra il 1958 e il 1963), ma si iniziò anche a guardare al gas naturale come fonte fossile alternativa al petrolio. Finalmente, nel 1975, si iniziò a parlare di fonti rinnovabili e di risparmio energetico degli edifici, attraverso la Legge 373/76 e la successiva Legge 308/72. Ma il cammino delle rinnovabili in Italia (tranne l'idroelettrico) sarebbe stato ancora lungo. Quello del nucleare, invece, fu interrotto dal famoso Referendum del 1987 conseguente al gravissimo incidente di Chernobyl del 1986.
Che cosa ci ha insegnato la storia
Ognuno può trarre le proprie conclusioni dall'esame dei fatti sopra esposti, che hanno indubbiamente molte assonanze con la crisi che stiamo vivendo adesso. Ora, come allora, siamo energeticamente dipendenti dal "solito" petrolio e dal gas naturale, due materie prime che non abbiamo (se non in modestissime quantità come il gas) e che dobbiamo importare a caro prezzo da paesi con forte instabilità politica e sociale.
Oggi, come allora, la mancanza della fonte energetica "unica" deve stimolare la ricerca verso la differenziazione delle fonti, diminuendo la dipendenza dai paesi stranieri e sfruttando al massimo l'energia che abbiamo in forma abbondante e inesauribili o meglio, rinnovabile: quella del sole, del vento e dell'acqua. Per questo è importante investire nelle rinnovabili, cercando un compromesso con le esigenze paesaggistiche che vedono sempre come "brutte" le installazioni necessarie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. E ‘un percorso difficile ma che deve essere intrapreso, subito, senza se e senza ma, cercando il necessario compromesso che possa far decollare gli impianti a rinnovabile, alterando il meno possibile il magnifico paesaggio italiano. Superando la burocrazia e tutti i pregiudizi legati anche a una scarsa conoscenza delle fonti rinnovabili e delle tecnologie che oggi abbiamo a disposizione per sfruttarle al meglio.
Oggi, a differenza di allora, dobbiamo dare più importanza alla progettazione dell'involucro edilizio, in modo che possa trattenere il calore durante l'inverno evitando dispersioni e non si surriscaldi durante l'estate (sempre più lunga e torrida in questi ultimi anni). In un recente passato questa attenzione non c'è stata: si costruivano involucri scadenti e si demandava tutto all'impiantistica, dato che le fonti energetiche erano ancora a buon mercato. Oggi non possiamo più permettercelo: dobbiamo costruire involucri efficienti che ci consentano di consumare poca energia per ottenere il massimo del comfort interno: comfort termoigrometrico ma anche luminoso e acustico, senza trascurare la qualità dell'aria. I materiali e le tecnologie ci sono, quindi non abbiamo più scuse. Per quanto riguarda l'abbondante parco edilizio esistente, responsabile del consumo di una enorme quantità di energia soprattutto per riscaldamento, dobbiamo intraprendere percorsi per la riqualificazione energetica "seria" degli involucri: in quest'ottica, provvedimenti come il cosiddetto Superecobonus 110% andrebbero nella giusta direzione, ma occorre pensarli decisamente meglio sia sotto il profilo tecnico-giuridico che sotto quello economico. Ne parleremo eventualmente in un altro articolo.
Oggi, più di allora, è importante emettere sempre meno CO2 e altri gas serra in atmosfera per cercare di invertire la tendenza in atto, cioè quella di riscaldarla troppo, come ormai molti protocolli internazionali impongono a partire da quello di Kyoto del 1997.
Albert Einstein diceva: “Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze”.
Un articolo a cura del dottor Mirko Giuntini, esperto in gestione dell’energia
e docente del Master in Energy Management di Alma Laboris Business School