È stato ormai delineato il percorso che l’Italia dovrà seguire per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030.
Nella Conferenza nazionale sul clima di Italy for Climate 2021 sono stati presentati gli obiettivi a medio termine che il nostro Paese avrà l’obbligo di raggiungere per mettersi sulla strada giusta verso le emissioni zero. Che, per la verità, sembra essere un po’ smarrita.
Sì, perché l’Italia è ferma da anni nel percorso di decarbonizzazione: il passo su questa strada, infatti, è stato piuttosto rallentato da avvenimenti e decisioni di diversa natura. Come apprendiamo da “Fondazione Sviluppo Sostenibile”, dal 2014 e il 2019 le emissioni si sono ridotte di appena 10 milioni di tonnellate di CO2eq.
Ad allarmare è anche l’aumento dei consumi di energia (+9% tra il 1990 e il 2019) e il dato sull’utilizzo delle fonti rinnovabili, ferme dal 2015 al 2019 e addirittura diminuite nell’anno della pandemia di circa 400 mila tonnellate equivalenti di petrolio (circa il 2%). A peggiorare ulteriormente questo quadro il fatto che ad oggi in Italia circa l’80% del fabbisogno energetico è soddisfatto da gas, petrolio e carbone.
Alcuni dati a riguardo. Secondo quanto detto in Italy for Climate 2021, quello industriale è il primo settore per emissioni di gas serra in Italia, con il 37% del totale nazionale, ma è anche quello che più di tutti le ha ridotte, con un taglio dal 1990 al 2019 di 85 milioni di tonnellate di Co2eq. Secondo per emissioni il comparto degli edifici – residenziali, pubblici e commerciali, primo per consumi di energia con quasi la metà del totale nazionale. Nota negativa anche per i trasporti, terzo settore per emissioni di gas serra, con il 26% del totale nazionale, e l’unico settore che nel trentennio analizzato non ha ridotto affatto le proprie emissioni, rimaste attorno a 110 milioni di tonnellate di CO2eq.