Saranno circa otto milioni gli occupati in più, di qui al 2050, qualora venga rispettato l’Accordo di Parigi.
Il raggiungimento degli obiettivi posti nel corso del celebre patto intercorso nel 2015 tra gli Stati membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), mirato alla riduzione di emissione di gas serra, e alla finanza, porterà grandi novità per il mercato del lavoro nei prossimi trent’anni.
È quanto emerge da un’analisi del sistema energetico globale e dell’impatto delle diverse politiche climatiche ed energetiche contenuta in uno studio pubblicato sulla rivista “One Earth”: in esso viene raccontato come i posti di lavoro potrebbero passare dagli attuali 18 milioni ai 26 milioni se rispettassimo il target di limitare l’aumento della temperatura globale a due gradi centigradi.
L’adozione di politiche climatiche efficaci e stringenti porterebbe a un deciso aumento delle opportunità occupazionali, al netto della diminuzione dei posti di lavoro nel settore dei combustibili fossili; perdita, questa, che sarà compensata dalle nuove opportunità di lavoro offerte dal settore dell’energia green.
La più consistente parte dei nuovi posti di lavoro nel solare e nell’eolico, pari a 7,7 milioni di posti nel 2050, sarà quella relativa al comparto manifatturiero, che dovrebbe portare numerosi Paesi e aree geografiche a contendersi i professionisti.
Il Medio Oriente, il Nord Africa e gli Stati Uniti potrebbero essere interessati da un notevole aumento complessivo dei posti di lavoro del settore energetico, con l’egemonia di USA e Cina che dovrebbe continuare; in tal senso, in questi ultimi due Paesi i progetti verdi potrebbero creare rispettivamente 2 e 1,8 milioni di posti di lavoro.