Negli ultimi anni le problematiche relative alla gestione delle risorse energetiche hanno assunto una posizione centrale nel merito dello sviluppo sostenibile.
Le emissioni di gas climalteranti sono ormai considerate un indicatore di impatto ambientale del sistema di trasformazione e uso dell’energia e le varie politiche concernenti l’organizzazione energetica fanno in gran parte riferimento a esse.
In tale contesto si inseriva l’iniziativa del “Patto dei Sindaci” promossa nel lontano 2008 dalla Commissione Europea dopo l’adozione del pacchetto 20-20-20, al fine di coinvolgere i comuni e i territori europei in un percorso virtuoso di sostenibilità energetica e ambientale. Gli enti locali, aderendo volontariamente all’iniziativa, avevano l’obbligo di redigere entro un anno dall’adesione, un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) nel quale fossero specificati gli interventi e le strategie per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del proprio territorio di almeno il 20% rispetto ad un anno di riferimento.
Nel corso di questi anni il Patto dei Sindaci ha coinvolto quasi 6.000 comuni europei di cui 3.150 in Italia. Ha stimolato un percorso virtuoso che ha portato le amministrazioni pubbliche a porre maggior attenzione agli aspetti energetici del proprio territorio, programmando azioni, strategie e normative volte a garantire l’efficienza nell’uso delle risorse energetiche. Tuttavia tali sforzi non sembra siano stati sufficienti a porre rimedio gli effetti dei cambiamenti climatici in particolar modo per le popolazioni economicamente più svantaggiate. La comunità internazionale ha dunque preso atto di come sia ormai necessario affrontare la “sfida climatica” con politiche e strategie che siano in grado di adattarsi a tali cambiamenti mitigandone i potenziali effetti negativi sui territori. Quest’ultimo concetto è stato il fulcro delle discussioni dalla recente Conferenza delle Parti di Parigi (COP 21) del 2015.
Sulla base di quanto premesso, nell’estate del 2015, la Commissione europea ha chiesto di andare oltre gli obiettivi stabiliti per il 2020 con una visione di più lungo periodo. In tale contesto si inserisce il nuovo Quadro per il clima e l’energia al 2030 dell’Unione europea. La strategia prevede tre obiettivi: riduzione delle emissioni di gas-serra di almeno il 40% (43% nel sistema ETS – Emission Trading Scheme e 30% non ETS) rispetto al 1990, incremento del 32% delle rinnovabili e del 32,5% dell’efficienza energetica.
Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC)
In questo pacchetto di misure ambientali si inserisce il nuovo Patto dei Sindaci integrato per l’energia e il clima che simbolicamente avallati i tre pilastri del Patto rafforzato: mitigazione, adattamento ed energia sicura, sostenibile e alla portata di tutti. Tale iniziativa è di tipo volontario e impegna gli aderenti ad agire per raggiungere entro il 2030 l’obiettivo di ridurre del 40% le emissioni di gas serra e ad adottare un approccio congiunto all’integrazione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Per tradurre il proprio impegno politico in misure e progetti pratici, i firmatari del Patto devono redigere un Inventario di base delle emissioni (Baseline) e una Valutazione dei rischi del cambiamento climatico e delle vulnerabilità. Si impegnano inoltre a elaborare, entro due anni dalla data di adesione, un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) che delinei le principali azioni che le autorità locali pianificano di intraprendere.
Delle quasi 6.000 municipalità che hanno aderito al superato percorso di PAES, alla metà di febbraio, sono 116 quelle che hanno aggiornato i loro impegni al 2030 aderendo al nuovo PAESC alle quali si aggiungono circa 80 comuni che hanno iniziato il percorso (PAESC) senza averne uno alle spalle (PAES).
Dei 3.150 comuni che hanno redatto un PAES in Italia solo 28 hanno aderito alla nuova iniziativa oltre ad altri 61 che hanno avviato il percorso al 2030 ex novo.
Dal portale del Patto dei Sindaci è possibile scaricare tutti i documenti di Piano disponibili.
Dott. Antonio Siciliano