Made Green in Italy: nuove opportunità di sviluppo
Prospettive sia per i produttori nazionali che intendono avvalersi di questo nuovo strumento, a cavallo tra la politica ambientale e il marketing aziendale, ma anche per gli enti di verifica di parte terza indipendente accreditati.
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto del ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare 21 marzo 2018, n. 56, ha dato vita al Made Green in Italy, uno schema nazionale volontario per la valutazione e la comunicazione dell'impronta ambientale dei prodotti nazionali, gestito dal ministero dell’Ambiente e applicabile ai prodotti, intesi come beni e servizi, inclusi i prodotti intermedi e i semilavorati.
L’obiettivo è orientare le iniziative del sistema produttivo italiano verso l’utilizzo dell’impronta ambientale come leva per il miglioramento e la valorizzazione del “made in Italy”, al fine di promuoverne la competitività nel contesto della crescente domanda, nazionale e internazionale, di prodotti a elevata qualificazione ambientale.
Schema nazionale volontario “Made Green in Italy”
L’impronta ambientale di un prodotto (inteso come “bene” o “servizio”, secondo la Norma ISO 14040:2006 sulla metodologia LCA – Life Cycle Assessement ) è una misura fondata su una valutazione multi-criterio delle prestazioni ambientali di un prodotto, analizzato lungo tutto il suo ciclo di vita, ed è calcolata principalmente al fine di ridurre gli impatti ambientali di tale bene o servizio considerando tutte le attività della catena di fornitura, dall’estrazione delle materie prime, attraverso la produzione e l’uso, fino alla gestione del fine-vita.
Il Ministero dell’Ambiente ha avviato nel 2011 un’iniziativa denominata “Programma per la valutazione dell’impronta ambientale” dei prodotti/servizi/organizzazioni, che oggi si consolida, allineandosi alla sperimentazione PEF (Product Environmental Footprint) della Commissione Europea, con lo schema “Made Green in Italy”.
Sulla base delle esperienze svolte, con l’adozione del “Made Green in Italy”, il Ministero dell’Ambiente intende perseguire i seguenti obiettivi:
- Promuovere modelli sostenibili di produzione e consumo e contribuire ad attuare le indicazioni della strategia definita dalla Commissione Europea;
- Stimolare il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dei prodotti e, in particolare, la riduzione degli impatti ambientali che questi generano durante il loro ciclo di vita.
- Favorire scelte informate e consapevoli da parte dei cittadini, nella prospettiva di promuovere lo sviluppo del consumo sostenibile, garantendo la trasparenza e la comparabilità delle prestazioni ambientali di tali prodotti.
- Rafforzare l’immagine, il richiamo e l’impatto comunicativo che distingue i prodotti, attraverso l’adozione del metodo PEF – Product Environmental Footprint come definito nella Raccomandazione 2013/179/CE e s.m.i, e associandovi inoltre aspetti di tracciabilità, qualità ambientale, qualità del paesaggio e sostenibilità sociale.
- Definire le modalità più efficaci per valutare e comunicare l’impronta ambientale dei prodotti del sistema produttivo italiano, al fine di sostenerne la competitività sui mercati nazionali e internazionali.
- Valorizzare le esperienze positive di qualificazione ambientale dei prodotti di cluster di piccole imprese, attraverso l’adozione di misure atte ad agevolare l’adesione allo Schema “Made Green in Italy” da parte di gruppi di imprese.
In particolare, i soggetti che vogliono aderire devono:
- Effettuare uno studio di valutazione dell’impronta ambientale per il prodotto per il quale vogliono ottenere il marchio. I risultati dello studio vanno poi descritti in forma sintetica in una dichiarazione di impronta ambientale di prodotto(Diap);
- Produrre un documento, in forma di autocertificazione, attestante la conformità a tutte le pertinenti disposizioni di legge relative all'impatto sull'ambiente del proprio prodotto;
- Adottare ufficialmente un programma e degli obiettivi di miglioramento;
- Inviare lo studio di valutazione dell’impronta ambientale e la Diap al ministero dell’Ambiente unitamente al certificato di verifica e convalida. La procedura di verifica, comprendente sia un’analisi documentale sia una verifica ispettiva presso il soggetto richiedente, effettuata da un verificatore di parte terza indipendente accreditato.
Si aprono, quindi, notevoli opportunità:
- Per i produttori nazionali che intendono avvalersi di questo nuovo strumento, a cavallo tra la politica ambientale e il marketing aziendale;
- Per gli enti di verifica di parte terza indipendente accreditati.