Giornalismo d’inchiesta, la Cassazione lo difende tracciandone un vero e proprio statuto
La Corte di Cassazione italiana, con l'ordinanza n. 30522 depositata il 3 novembre 2023, ha delineato i confini entro cui si muove il giornalismo d'inchiesta, collegandolo esplicitamente alla libertà di espressione garantita dall'articolo 21 della Costituzione.
Questa sentenza stabilisce un importante precedente che riconosce l'importanza e il valore civile del giornalismo investigativo, essenziale per una democrazia vitale, indipendentemente dalla veridicità assoluta dei fatti riportati.
Secondo la Suprema Corte, il valore del giornalismo investigativo non risiede unicamente nell'accuratezza delle informazioni riportate, ma piuttosto nella capacità di spingere la società alla riflessione e al dibattito. Per cui, la valutazione del lavoro giornalistico non dovrebbe concentrarsi esclusivamente sull'attendibilità e veridicità delle notizie, bensì sul rispetto dei principi deontologici di lealtà e buona fede da parte del giornalista.
La Cassazione ha così respinto la sentenza della Corte d'Appello che aveva condannato il gruppo editoriale Gedi e alcuni suoi giornalisti al pagamento di un risarcimento per aver descritto un comandante dell'aeronautica con termini sprezzanti, nel contesto di un'inchiesta sui voli di stato. Sebbene le indagini e le procedure parlamentari non abbiano portato a conseguenze legali concrete, il principio di "sospetto di illeciti" suggerito dalla Corte permette ai giornalisti di sollevare dubbi e stimolare indagini su questioni di interesse pubblico.
In questa occasione, la Cassazione ha anche rivisto la rigida triade di requisiti — verità, pertinenza e continenza — precedentemente stabilita nel 1984 per il diritto di cronaca. La nuova interpretazione riconosce che il giornalismo d'inchiesta si regge su norme meno severe, accettando che la fonte di notizie possa non essere sempre pienamente attendibile, purché il tema trattato rivesta un interesse pubblico e l'esposizione sia corretta e formale.