Classifica libertà di stampa, Italia 58esima: c’è ancora tanto da fare
L’Italia è il cinquantottesimo Paese al mondo nella classifica sulla libertà di stampa.
A stabilirlo è stato il nuovo World Press Freedom Index, graduatoria annuale che valuta lo stato del giornalismo e il suo grado di libertà in 180 Paesi del mondo. Il 58esimo posto è un risultato senza dubbio negativo, considerando che nelle edizioni 2020 e 2021 l’Italia si è stabilmente attestata in 41esima posizione. Ma quali sono le ragioni di questo crollo?
Analizziamo innanzitutto i dati. Dal 2016 in poi, la stampa nel nostro Paese aveva compiuto, secondo l’Index, dei passi in avanti consistenti, balzando dal 77esimo posto fino, appunto, alla 41esima piazza conquistata nel 2020. Poi, una inversione di tendenza al ribasso, dovuta a tanti fattori.
Quali, dicevamo? Secondo il report, in testa c’è il pericoloso fenomeno dell’autocensura: “I giornalisti a volte cedono alla tentazione di autocensurarsi, o per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, o per evitare una denuncia per diffamazione o altre forme di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”, si legge.
In secundis, un certo livello di quella che viene definita ‘paralisi legislativa’. Vale la pena approfondire questo punto, perché le norme di cui si parla in questa sede sono quelle che, teoricamente, dovrebbero difendere la professione giornalistica. Ad esempio, l’articolo 595 del codice penale, che disciplina il reato di diffamazione.
Ma cosa dice la classifica sulla libertà di stampa nel mondo? Nelle prime posizioni assistiamo a un vero e proprio dominio scandinavo. In testa c’è infatti la Norvegia, seguita da Danimarca e Svezia. Tra i Paesi più cresciuti c’è il Regno Unito, che passa dalla 33 alla 24. All’ultimo posto, come è facile immaginare, c’è la Corea del Nord, preceduta da Eritrea e Iran. E la Russia? Il Paese di Putin, e della stampa tutt’altro che libera, si piazza al 155esimo posto su 180.