Alma Laboris Business School - Occhiello, sommario e catenaccio: cosa sono, differenze tra questi pilastri del giornalismo

Occhiello, sommario e catenaccio: cosa sono, differenze tra questi pilastri del giornalismo

Occhiello, sommario e catenaccio

Nel panorama del giornalismo moderno, dove la concorrenza per l'attenzione del lettore è sempre più accesa, l'abilità di un giornalista nel catturare immediatamente l'interesse del pubblico è cruciale. In questo contesto, l'occhiello, il sommario e il catenaccio emergono come elementi fondamentali della scrittura giornalistica.

Non sono semplicemente strumenti meccanici per strutturare un pezzo; piuttosto, rappresentano l'arte sottile di comunicare un messaggio in modo efficace, mantenendo il lettore impegnato dall'inizio alla fine. Questi componenti lavorano in sinergia per creare un percorso narrativo che non solo informa ma coinvolge emotivamente e intellettualmente il lettore.

La prima impressione conta: che cos’è l’occhiello

L'occhiello, situato al di sopra del titolo principale, è più di una semplice frase introduttiva. È la prima interazione tra il giornalista e il lettore. La sua brevità e incisività sono essenziali: deve catturare l'essenza del pezzo in poche parole scelte con cura. In questo microcosmo di parole, il giornalista ha l'opportunità di destare curiosità, provocare pensieri o semplicemente guidare il lettore verso il tema principale dell'articolo. Queste poche parole sono un invito, un richiamo alla lettura che deve essere irresistibile.

Il sommario, ovvero la mappa del contenuto

Subito sotto o a fianco dell'occhiello, il sommario funge da ponte tra l'introduzione accattivante e il corpo dell'articolo. In poche righe, deve fornire una visione d'insieme del contenuto, delineando i punti chiave senza svelare troppo. È una sfida: come fornire abbastanza informazioni per interessare, ma non troppe da soddisfare la curiosità del lettore prima che inizi la vera lettura? Un sommario ben scritto è come un'arte in miniatura, che equilibra l'informatività con il mistero, invogliando il lettore a immergersi nel testo.

Occhiello, sommario e catenaccio: quest’ultimo è la chiusura finale

Infine, il catenaccio. Questa conclusione, a volte sottovalutata, è dove il giornalista può lasciare un'impressione duratura. Qui, si raccolgono i fili del discorso, si offre una sintesi penetrante o si lancia una sfida al lettore. Un catenaccio forte può essere un riepilogo, una citazione che risuona, una domanda provocatoria o anche una dichiarazione audace che fa eco al tema principale. È l'ultima parola, quella che rimane con il lettore, invitandolo a riflettere o ad agire.

 

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