È una disciplina che sta avendo rilevanza negli ultimi mesi, e che adotta dei principi legati non solo, come vi sarà facile immaginare, alla finanza in senso stretto, ma anche all’economia, alla psicologia, alla sociologia.
Parliamo della finanza comportamentale, una branca degli studi economici che punta a indagare i mercati finanziari in una chiave, oseremmo dire, differente rispetto a quanto siamo stati abituati fino ad ora. Una disciplina che, in realtà, affonda le sue radici in maniera ben più profonda. Vediamo insieme che cos’è, che cosa stabilisce, attraverso alcuni esempi.
Storia della disciplina, definizione e significato dell’espressione
Una corrente di pensiero, un approccio, un modo di intendere la finanza. La finanza comportamentale è una disciplina che ha un forte impatto applicativo e che, nel corso dei prossimi anni, potrebbe disegnare una vera e propria tendenza.
Già nel ‘700 Adam Smith, padre dell’economia classica, aveva teorizzato una materia che nel corso degli ultimi decenni ha visto numerose pubblicazioni scientifiche, testimoni dello sviluppo avvenuto in questo senso. Consacrazione della disciplina, il Premio Nobel per l’Economia a Daniel Kahneman «per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d’incertezza» del 2002.
La finanza comportamentale nasce con lo scopo di gettare luce sui meccanismi neurocognitivi alla base dei processi di pensiero e decisione. Una scienza, questa, in grado di spiegare quali siano le scelte d’investimento e, soprattutto, le ragioni su cui queste ultime si basano. La disciplina si basa sul fatto che ogni uomo non è solo ragione, ma anche istinto, emotività, intuito, e tante altre componenti difficilmente quantificabili. Anche i mercati stessi, per questa materia, non sono completamente efficienti, né le scelte che fanno le persone sono razionali.
Alcuni esempi di bias tipici della finanza comportamentale
Nulla spiega la finanza comportamentale meglio di alcuni esempi di bias tipici della materia. Un bias cognitivo è una distorsione che le persone attuano nelle valutazioni di fatti e avvenimenti creando una visione soggettiva delle cose che non corrisponde con la realtà.
Parliamo in questo caso di come le decisioni possano essere prese in base a evidenze empiriche che non hanno una costruzione razionale ma, al contrario, vengono influenzate da alcune esperienze passate. Un errore classico, di tipo induttivo, su cui si basano diverse teorie dell’euristica, importante materia della finanza comportamentale. Altro esempio classico è l’effetto-gregge, in cui un individuo possa sentirsi più giustificato a prendere una decisione perché quest’ultima è stata presa dalla maggior parte degli operatori.
Perché formarsi sulla finanza comportamentale con un Master
Formarsi sulla finanza comportamentale, trattandosi di una disciplina davvero innovativa, diventa un’ottima mossa per coloro i quali vogliano investire sulla propria professionalità. Vuol dire immettersi in un settore nuovo, in un contesto differente, per abbracciare nuove opportunità lavorative.
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