Industria Farmaceutica: metà delle terapie avanzate nascono in Italia
Sul fronte delle terapie avanzate, ovvero quelle che consentono di avere a disposizione farmaci derivati da cellule e tessuti viventi, l'Italia è un passo avanti rispetto alle altre nazioni.
Tre delle terapie avanzate approvate in Europa sono successi internazionali della Ricerca farmaceutica italiana. Se ne è parlato a Roma nel corso del convegno "Le terapie avanzate: un successo del made in Italy" organizzato da Farmindustria.
«Sono ben 27 le novità in arrivo. Sei già approvate e, di queste, sono orgoglioso di dire che 3 sono frutto della ricerca italiana. È infatti italiano il primo farmaco a base di staminali, è italiano il primo farmaco di terapia genica ed è italiano il primo farmaco di origine tissutale».
Così ha spiegato il presidente degli industriali del farmaco, Massimo Scaccabarozzi a margine dell'evento.
Per Scaccabarozzi siamo di fronte a «un processo importante. In generale ci sono 7 mila nuovi farmaci in arrivo. Se poi guardiamo all'ambito delle biotecnologie possiamo parlare di un vero e proprio "rinascimento", un periodo straordinario. La ricerca, infatti, è diventata estremamente produttiva».
Le terapie avanzate, al centro della conferenza, consentono in sostanza di avere a disposizione nuovi farmaci che nascono da processi biotecnologici e che permetteranno, anche nel brevissimo periodo, di poter disporre di terapie personalizzate.
«Ci sarà la possibilità di dispensare il farmaco giusto alla persona giusta. Questo vuol dire sapere in anticipo se una terapia funzionerà o no».
Terapie avanzate, l'Italia ha le carte in regola
Le potenzialità ci sono tutte. L'Italia ha le carte in regola per diventare leader nello sviluppo, produzione e commercializzazione di farmaci per terapie avanzate, con 15 siti produttivi sul territorio, 27 progetti in sviluppo in 7 diverse aree terapeutiche. Il settore del farmaco biotech nazionale conta su un fatturato pari a 7,9 miliardi di euro, in crescita dell'8 per cento. Il nostro Paese è inoltre tra i primi dieci al mondo per produzione scientifica. Per qualità delle pubblicazioni nel campo della farmacologia e della drug discovery è al quarto posto nel mondo, dopo Usa, Regno Unito e Germania.
Per quanto riguarda le biotecnologie, ha continuato il presidente di Farmindustria, «oltre ai 202 farmaci che sono già a disposizione, altri 324 arriveranno nei prossimi anni. Ecco perché parliamo di "rinascimento". La ricerca si era un po' impoverita una decina di anni fa. Oggi, grazie a nuovi impulsi e investimenti, assistiamo a questo straordinario momento».
Numeri importanti, frutto di un network hi-tech di R&S tra pubblico e privato. Secondo i numeri di Farmindustria, le aziende che operano nel Paese, sia nazionali che multinazionali, sono diventate leader nel settore anche perché possono contare su una serie di eccellenze del mondo scientifico e accademico. Una collaborazione che può innescare un circuito virtuoso per attrarre investimenti, soprattutto nella R&S.
Più competitività puntando alla ricerca collaborativa
«Sarebbe opportuno creare le condizioni necessarie per l'attuazione del Regolamento UE 536/2014 sulla sperimentazione clinica - suggerisce Farmindustria - che apre le porte alla ricerca collaborativa, al fine di rendere l'Italia competitiva nei confronti degli altri Paesi Ue. Occorre quindi abbattere gli ostacoli burocratici e migliorare l'efficienza sia delle strutture nelle quali si effettua la sperimentazione, sia le tempistiche di autorizzazione da parte dei comitati etici».
La ricerca oggi cresce in rete. Quindi per essere competitivi, conclude Farmindustria «è fondamentale sostenere l'innovazione attraverso un nuovo modello di R&S che sia d'incentivo per tutti gli attori, Istituzioni, Accademia e Industria; valorizzi l'eccellenza, premiando la competitività e il merito; riconosca, protegga e stimoli l'innovazione».
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