Il numero degli energy manager continua a crescere, sebbene lentamente. Nel 2016 FIRE ha registrato un buon livello di nomine in particolare nel settore civile e industriale. Di segno opposto la pubblica amministrazione, che segna una diminuzione dell’11% dei soggetti nominanti nonostante parta da un tasso di inadempienza della legge 10/1991 nell’ordine del 70-80%.
Questi i dati riportati dalla Federazione durante la presentazione del Rapporto annuale sugli energy manager presentato al MiSE.
La figura dell’Energy Manager
L’energy manager può essere interno all’azienda o esterno; la nomina è obbligatoria per i soggetti con consumi annui superiori ai 10.000 TEP per l’industria e ai 1.000 TEP per gli altri settori in base alla legge 9 gennaio 1991 n. 10. La nomina va inviata a FIRE dal legale rappresentante dell’organizzazione ogni anno e va presentata entro il 30 aprile di ogni anno con riferimento ai consumi in fonti primarie relativi all’anno precedente.
I Dati del Rapporto
Interessanti alcuni elementi colti dall’indagine condotta dalla FIRE a complemento del rapporto, che nel 2017 ha analizzato nello specifico i benefici non energetici, i sistemi di monitoraggio, industria 4.0 e alcuni aspetti collegati alla riqualificazione energetica degli edifici. In particolare emergono un’attenzione crescente all’uso delle nuove tecnologie ICT per fini di monitoraggio e automazione – sebbene non ancora adeguata agli scenari di industria 4.0 – e la comprensione dell’importanza di valutare i benefici non energetici collegati agli interventi di efficienza energetica. Le imprese più avanzate hanno compreso che l’energia e le altre risorse non sono solo commodity o fonti di costo, ma possono trasformarsi in leve di business e di competitività integrandosi con lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e di filiere più efficienti.
Le nomine pervenute alla FIRE entro il 30 aprile 2016 sono state 2.239. Di queste 1.519 sono relative ad energy manager primari nominati da soggetti obbligati e 720 da soggetti non obbligati dalla legge 10/1991. Buona la performance dei settori industriale, del commercio e bancario.
Ancora: dei 1.611 energy manager interni all’azienda (sia obbligati che volontari), 195 hanno conseguito la certificazione in Esperto in Gestione dell’Energia, mentre per quanto riguarda i 335 nominati in qualità di consulente esterno ne risultano 126. I soggetti che hanno nominato un energy manager e che al contempo sono in possesso della certificazione ISO 50001 per il loro sistema di gestione dell’energia risultano essere 115.
Per quanto riguarda i certificati bianchi si registra una maggiore partecipazione diretta allo schema tra i soggetti che hanno provveduto alla nomina volontaria di un responsabile per la conservazione e l’uso razionale dell’energia rispetto a coloro i quali sono soggetti all’obbligo di legge. La partecipazione è leggermente aumentata rispetto al 2015.
“L’efficienza energetica è il principale strumento disponibile per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo sul clima di Parigi e dalle direttive comunitarie mirate alla riduzione delle emissioni climalteranti.”
Ha ricordato Dario Di Santo: “L’uso intelligente dell’energia rappresenta anche un’occasione per le nostre imprese in termini di produzione di beni e servizi e di aumento della competitività, grazie allo sfruttamento dei benefici multipli che si accompagnano alla riqualificazione energetica di edifici e linee produttive. L’energy manager in questo contesto rappresenta una figura determinante, che non sempre gode dell’inquadramento e degli strumenti necessari per consentire alle imprese e agli enti che lo nominano di cogliere le opportunità disponibili. Eppure per essere competitivi in futuro sarà necessario sempre più sviluppare sinergie fra la gestione delle risorse e il core business. FIRE collabora con il MiSE per favorire la diffusione di una visione nuova da parte di imprese ed enti, in linea con gli obiettivi della Strategia energetica nazionale al momento in consultazione.”