Il documento pubblicato in anticipo in vista della prossima presentazione della nuova Strategia Energetica Nazionale.
Nel 2016 le fonti rinnovabili (FER) hanno consolidato il proprio ruolo di primo piano nel sistema energetico nazionale confermandosi una componente centrale dello sviluppo sostenibile del Paese, anche in termini di ricadute occupazionali.
Si stima che nel 2016 le FER abbiano coperto il 17,6% dei consumi finali lordi di energia con un contributo particolarmente rilevante nel settore termico ed elettrico. In quest’ultimo settore, si stima che alle attività di costruzione e installazione di nuovi impianti alimentati da FER siano corrisposte circa 15.500 Unità di Lavoro Annuali (ULA), mentre alle operazioni di gestione e manutenzione del complesso degli impianti FER in esercizio in Italia siano corrisposte circa 35.500 ULA”.
È quanto si legge nella Relazione del Mise “La situazione energetica nazionale nel 2016”, che quest’anno, in occasione della prossima presentazione della nuova Strategia Energetica Nazionale, viene pubblicata in anticipo rispetto all’usuale tempistica degli anni precedenti.
Prosegue il miglioramento dell’Efficienza Energetica
Il documento del Ministero dello Sviluppo economico rileva che “è proseguito il miglioramento dell’efficienza energetica: l’intensità energetica del PIL ha ripreso il suo trend di riduzione dopo la breve interruzione registrata nel 2015, raggiungendo i 107,8 tonnellate equivalenti di petrolio (TEP) per milione di euro un decremento complessivo pari al 4,3% rispetto al 2012.
Tale miglioramento è frutto anche dei molti strumenti di promozione adottati (dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, al nuovo Conto termico ai Titoli di efficienza energetica) che hanno portato a rilevanti risparmi di energia e, conseguentemente, alla riduzione di emissioni inquinanti: complessivamente, nel periodo 2005-2016, si stima che con le misure per l’efficienza energetica siano stati risparmiati 10,7 milioni di TEP all’anno di energia primaria e oltre 3,1 miliardi di euro di mancate importazioni che hanno alleggerito la bolletta energetica del paese”.
Riduzione della dipendenza dalle fonti di approvvigionamento estere
“La progressiva incidenza delle FER e la riduzione dell’intensità hanno contribuito, negli ultimi anni, alla riduzione della dipendenza del nostro Paese dalle fonti di approvvigionamento estere. La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (75,6%) ma più bassa di circa 7 punti percentuali rispetto al 2010”.
Cala la domanda di energia primaria ma crescono gli impieghi finali
Nel 2016 “si contrae nuovamente la domanda di energia primaria ma crescono gli impieghi finali (0,9% rispetto al 2015), con aumenti per gli usi non energetici (3,7%) e nel settore civile (1,5%). Nel settore industriale, che nel complesso registra una diminuzione del -1,3%, aumenta però in modo sostanziale il ricorso al gas naturale (7,3%)”.
Nel complesso, le ricadute occupazionali dello sviluppo delle fonti rinnovabili nel 2016 nel settore elettrico sono stimate in circa 15.200 ULA temporanee (dirette + indirette) legate alla realizzazione di nuovi impianti nel 2016, e circa 35.500 ULA permanenti (dirette + indirette) associate all’attività di gestione e manutenzione del complesso degli impianti di produzione elettrica alimentati da FER in esercizio nel 2016; il contributo maggiore si deve al settore fotovoltaico, rispettivamente con circa 4.300 e 11.800 ULA. Rilevante è anche il contributo fornito dal settore delle bioenergie, che comprende i comparti del biogas, delle biomasse solide e dei bioliquidi (3.100 ULA temporanee e 11.900 ULA permanenti).
Differenziale fra i prezzi di prodotti energetici in Italia e nell’Unione Europea
Rimane un divario in termini di costi energetici che svantaggia il nostro Paese: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione Europea rimane positivo e si è arrestato il processo di convergenza iniziato qualche anno fa. Permane un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica e uno più lieve (e in calo) per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò è anche il risultato della maggiore pressione fiscale che nel nostro paese colpisce i prodotti energetici: nel 2015, ultimo dato disponibile, ogni TEP di energia utilizzata era gravata da una imposta di 369 euro, un valore superiore del 58% alla media europea.
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