La blockchain è un registro pubblico, decentralizzato e distribuito che permette l’archiviazione cronologica di dati in una catena di blocchi servendosi della crittografia, una delle tecnologie più resistenti agli attacchi cibernetici attualmente disponibile.
Una sottofamiglia di tecnologie, o come viene spesso precisato, un insieme di tecnologie, in cui il registro è strutturato come un treno, dove i vagoni collegati tra loro contengono le transazioni e il consenso è distribuito su tutti i nodi della rete.
Come funziona questo insieme di tecnologie
Tutti i nodi possono partecipare al processo di validazione delle transazioni da includere nel registro. La tecnologia Blockchain si inserisce in un universo complesso e in continua evoluzione che si può definire «Internet of Value», letteralmente «Internet del Valore», ovvero quei sistemi che rendono possibile scambiarsi valore su Internet con la stessa semplicità con cui oggi vengono scambiate le informazioni.
Le applicazioni della Blockchain, rilevanti in molti settori, sono spesso contraddistinte dalla necessità di disintermediazione e decentralizzazione. Questa innovazione consente, potenzialmente, di fare a meno di banche, notai, istituzioni finanziarie e così via.
La disintermediazione, concetto intrinseco della blockchain, implica che nessuno la possiede o la controlla; la crittografia garantisce invece l’immutabilità e l’impossibilità di manomettere le informazioni registrate in essa; il fatto che sia un registro accessibile a tutti, infine, garantisce la veridicità delle informazioni.
Che valenza probatoria ha in Italia? Un po' di note legali
In Italia l’art. 8-ter del Decreto Semplificazioni 2019 ha introdotto nel nostro ordinamento le prime definizioni normative di blockchain e smart contracts. Nonostante la mancata emanazione, da parte dell’AgID (agenzia per l’Italia Digitale), della normativa tecnica attuativa, ai fini probatori non è da escludere l’ammissibilità dei dati salvati sulla blockchain. La loro forza probante, però, al momento risulterebbe alquanto incerta.
Nelle blockchain permissionless l’accesso è libero e gli utenti agiscono su di essa in maniera pseudonima completamente distribuita e decentralizzata. Per questa ragione non vi è una previa identificazione degli utenti partecipanti. Nonostante di solito queste piattaforme (si pensi a quella di bitcoin) garantiscano un alto livello di sicurezza, integrità e immodificabilità dei dati questi ultimi non potrebbero essere ricondotti, neanche in linea di principio, ai documenti informatici regolati dal CAD (art. 24 e 25) e dal regolamento eIDAS.
Nonostante l’uso di firme a chiavi crittografiche asimmetriche sia intrinseca al funzionamento della blockchain, anche di tipo permissionless, esse non garantendo in primis l’identificazione del soggetto e in secundis dimostrando il solo possesso delle credenziali (e quindi non l’identificazione del soggetto agente) da parte di chi compie ad esempio una transazione, renderebbero ammissibili in sede di processo i dati salvati su di esse solo a titolo di prove atipiche.
Nelle blockchain permissioned l’accesso non è libero e i partecipanti sono precedentemente identificati. Anche il funzionamento dell’intero sistema risulta meno decentralizzato, infatti esso prevede, di solito, che i nodi siano in rapporto gerarchico fra di loro. La caratteristica di poter attribuire a nodi sovraordinati e identificati poteri validatori e il fatto che gli utenti siano identificati, potrebbe consentire una maggiore compliance alla normativa esistente in materia di firme digitali e documenti informatici dei dati salvati su una blockchain cosi realizzata. Qualora le firme crittografiche così realizzate risultassero essere paragonabili a quelle normate dal CAD (e di fatto lo sono perché il D.P.C.M. del 22 febbraio 2013 all’art. 55 istituisce il principio della libertà di creazione delle firme elettroniche avanzate) ci si troverebbe dinnanzi a dei documenti informatici che la legge considera, dal punto di vista probatorio, identici alla scrittura privata (ex art. 2702 C.c.). In questo caso i dati potrebbero avere l’efficacia di prova piena fino alla querela di falso.
Le applicazioni della blockchain: adv, smart contract, criptovalute
Data la sua valenza probatoria via via sempre più riconosciuta, le applicazioni della blockchain spaziano dalla finanza, all’amministrazione aziendale, alla sanità, alla tracciabilità, soprattutto per il settore agroalimentare, molto sensibile all’argomento, ma anche ai privati privati che potranno avere più controllo sui propri dati e meno costi.
Relativamente al marketing, le campagne di advertising saranno più efficaci ed efficienti per le aziende e meno invasive per gli utenti. Da un lato, un’azienda sarà in grado di targetizzare meglio i propri annunci sponsorizzati senza affidarsi a Google o a Facebook, ottenendo delle analitiche migliori. Queste, infatti, daranno esattamente il numero di visualizzazioni in maniera più segmentata e dimostrerà quanti utenti che hanno fatto interazioni sono realmente in target.
Parlando di costi operativi, le uniche persone che le aziende pagheranno saranno gli utenti, dai quali acquisteranno la loro attenzione, e coloro che cureranno la blockchain utilizzata per la piattaforma di riferimento per pulirla da editori fraudolenti o contenuti di basso valore.
Progetti come ADXchain o Papyrus stanno costruendo già la possibilità per l’implementazione di campagne di adv sulla blockchain, garantendo, dall’altro lato, più privacy per gli utenti, che saranno in grado di controllare i propri dati e farsi pagare per fornirli alle aziende, con la possibilità di ritirarli in qualsiasi momento.
Nell’ambito dei contenuti, questo cambia ad esempio le attuali attività di email marketing, che saranno a prescindere a norma per il GDPR (General Data Protection Regulation) e che prevederanno la richiesta di pagamento per aprire una email di marketing. BitBounce, ad esempio, permette già agli utenti di installare un applicativo sui propri provider di posta elettronica come Gmail per richiedere alle aziende di farsi pagare in criptovalute attraverso una email automatica per aprire la loro email sull’ultima offerta per i prodotti che offrono.
Per un content marketer, la proprietà dei propri contenuti sarà sempre garantita, arginando il fenomeno dei plagi e delle fake news. Un utente, infatti, potrà ricercare nella blockchain la fonte originaria di un’informazione, che sarà associata al più anziano timestamp relativo a quel dato di fatto.
Rolando Roberto
Referente scientifico
Master per Esperti in Innovazione e Tecnologie Esponenziali